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Cronaca

Alluvione, la Regione pensa a una "task force" per la ricostruzione. Priolo: "Dobbiamo ripensare tutto"

La squadra formata da specialisti dovrà studiare gli effetti del disastro di maggio su bacini idrici e frane. La vicepresidente: "Serve un approccio innovativo"

Ci sarà una squadra specializzata per gli interventi che aiuteranno a ridurre il rischio idraulico e il dissesto idrogeologico, soprattutto dopo lo shock dell'alluvione di maggio e davanti all'evidenza che gli eventi climatici estremi sono sempre più frequenti. E anche un tavolo di lavoro per coordinare l'aggiornamento delle informazioni riguardo ai bacini idrografici del Po, tra cui quello del Reno, i regionali della Romagna e la Conca Marecchia. È l'annuncio fatto dalla giunta regionale: "L'evento di maggio ha completamente sconvolto il nostro territorio - ha commentato la vicepresidente della Regione con delega all'Ambiente e Protezione Civile, Irene Priolo - su un'area di 16.000 metri quadrati sono caduti quasi 4 miliardi e mezzo di metri cubi d'acqua e ha attivato oltre 60.000 nuove frane. Dobbiamo ripensare tutto".

Analizzare lo stato dei corsi d'acqua e il territorio circostante, quantificando e qualificando in termini geofisici e idrici le ripercussioni dell'alluvione, e censire e analizzare le frane. Sono queste le principali missioni della "task force" che per partire attende solo la firma dell'accordo tra gli enti e le istituzioni coinvolte: oltre alla Regione, l'autorità di bacino distrettuale del Po, l'Agenzia regionale per la sicurezza territoriale, la Protezione civile e altri. A questa attività, spiega ancora la Regione, si aggiungono quattro convenzioni con altrettante università italiane per effettuare gli studi e le rilevazioni scientifiche. La squadra rimarrà in atività fino al 30 giugno 2025.

"Le nostre infrastrutture idriche non sono state pensate ed elaborate basandosi su tempi di ritorno di oltre 200 anni - ha proseguito Priolo -. Questo gruppo di lavoro avrà proprio lo scopo di approfondire quel background di informazioni su cui implementare le azioni più efficaci che sappiano coniugare prevenzione e gestione del rischio idraulico con l'importante valore degli ecosistemi e della biodiversità". Le ricerche saranno la base dei piani di ricostruzione che, secondo la vice-presidente, "dovranno anche prevedere approcci innovativi contenenti un mix di soluzioni di carattere infrastrutturale, di mitigazione del rischio, di miglioramento della qualità ambientale del nostro territorio fino ad arrivare, se necessario, a nuove scelte di governance. Naturalmente - conclude - metteremo tutte queste informazioni anche a disposizione del commissario Figliuolo".

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