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Cronaca

Gender gap: in Emilia-Romagna le professioniste 'perdono' fino 23mila euro all'anno

Lo studio sugli ordini di architetti, avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro, geometri, ingegneri e psicologi

Fino a 23mila euro di meno, nella clase di età più matura. Eccola nero su bianco la differenza di stipendio tra uomini e donne in Emilia-Romagna nel campo delle libere professioni.

Lo ha mostrato la ricerca "L'impatto della pandemia sulle libere professioni. Una lettura di genere sulle specificità dell'Emilia-Romagna", curata da Anna Rota, dottoressa di ricerca in Diritto del Lavoro dell'Università di Bologna e presentata oggi in Assemblea legislativa nel corso di un seminario organizzato dalla consigliera di parità Sonia Alvisi e dal difensore civico regionale Carlotta Marù. La ricerca mette in luce il divario retributivo per genere ed età tra uomo e donna. Un divario che esisteva già prima della pandemia, ma è cresciuto dopo il Covid.

La ricerca, svolta con l'aiuto degli ordini e delle casse di previdenza, si concentra su sette categorie di professioniste iscritte a ordini e collegi provinciali dell'Emilia-Romagna: architetti, avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro, geometri, ingegneri e psicologi. "Si tratta di un'analisi quantitativa-qualitativa cha ha lo scopo di valutare nell'ottica gender and age oriented l'impatto della pandemia sul mondo delle professioni", spiega Rota.

Differenza di salario aggravata dalla pandemia

In sostanza, come spiega l'Assemblea regionale, gli uomini liberi professionisti dopo i 40 anni raggiungono i massimi livelli di carriera, mentre le donne, alla stessa età, devono sopportare il 'peso' delle interruzioni per la maternità e, più in generale, per l'impegno di cura. Nella classe d'età compresa tra 50 e 60 anni, i professionisti guadagnano in media 23.000 euro annui in più rispetto alle colleghe

Il Covid ha poi peggiorato ulteriormente il divario. Ci sono situazioni, specie nella classe d'età over 40-50 anni, in cui il valore medio reddituale calcolato sulle dichiarazioni delle professioniste è pari alla metà, talvolta a un terzo del corrispondente valore dichiarato dai colleghi uomini.

I rapporti di Adepp sulla previdenza privata dei professionisti italiani per il periodo 2020 e il quinto rapporto sulle libere professioni elaborato da Confprofessioni indicano che può attestarsi anche attorno al 60%. "Altrettanto preoccupante rimane lo scenario descritto dalla cassa forense", scrive Rota nella ricerca. "Non è infrequente confrontarsi con casi in cui la distanza tra il reddito medio di una professionista e quello dichiarato da un collega di sesso maschile appartenente alla stessa classe d'età sia tale per cui occorre sommare il reddito di due donne per sfiorare (e non raggiungere) il livello medio percepito da un uomo".

La consigliera di parità Alvisi segnala inoltre la "crescita di cancellazioni deliberate delle professioniste iscritte negli prdini, che riflette il maggior peso gravato sulle spalle delle lavoratrici, sottoposte nel periodo del Covid, a un continuo multitasking tra vita professionale ed extra-lavorativa". (Dire)

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