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Strappa il biglietto pro duce e viene licenziato, il legale: "La saga dei riders non è finita"|VIDEO

Davanti alla sede bolognese della piattaforma specializzata nelle consegne di vino si è tenuto un presidio. Il rider Luca Nisco: "Per comportamenti scorretti i miei turni sono stati cancellati, poi la totale sospensione". Dell'accaduto si è occupato anche il consiglio comunale

"La saga dei riders non è finita", così l'avvocato Perigiovanni Alleva, legale di Luca Nisco, il rider che ha strappato il biglietto inneggiante al duce e si è visto annullare tutti i turni di lavoro

Questa mattina, davanti alla sede bolognese di Winelivery (in via Sant'ISaia), la piattaforma specializzata nelle consegne di vino per la quale Luca lavorava, si è tenuto un presidio a difesa con Giuliano Zignani - segretario generale Uil Emilia Romagna e Bologna, PierPaolo Bombardieri, segretario generale Uil in collegamento da Roma, lo stesso Luca e il legale Piergiovanni Alleva. 

"Per comportamenti scorretti i miei turni sono stati cancellati" ha detto Luca " poi hanno richiesto la totale sospensione". 

"Un foglio di tipo apologetico fascista non doveva essere supportato - ha detto Alleva - quello dei rider, dopo la sentenza della cassazione, è diventato un rapporto di lavoro coordinato e continuativo, ma le piattaforme si limiterebbe a fare una mediazione, mettono in contatto il cliente e il rider". 

"Il lavoratore non viene licenziato, ma sospeso, di fatto non ti chiamano più quindi sei licenziato" ha detto Zignani. 

"La sfida è alla politica di non stare in silenzio" ha detto Bombardieri. 

"Sarò in question time tra poco e chiederò alla Giunta e al consiglio comunale di prendere una posizione chiara - ha detto il consigliere del PD Raffaele Persiano - fortunatamente c'è ancora gente come Luca, il fascismo è un reato non un'opinione". E così è stato. 

"Ho avuto un'interlocuzione ieri con Francesco Magro, il CEO di Winelivery, proprio per rendermi conto della decisione presa dall'azienda e ho avuto la piena e convinta rassicurazione che la decisione dell'azienda non ha carattere discriminatorio, non essendoci nessuna volontà da parte dell'azienda di condividere il significato politico del messaggio da recapitare - ha dichiarato l'assessore Marco Lombardo - la decisione sarebbe fondata unicamente sul fatto che le azioni del rider siano contrarie alle regole di protezione dei dati sensibili e dagli standard di servizio offerti ai clienti. Credo nella volontà dell'azienda di dissociarsi dal contenuto fascista del biglietto; pur tuttavia, come ho ribadito anche ieri all'azienda, bisogna riconoscere che il comportamento del rider è una conseguenza di un grave errore commesso dall'azienda stessa. 

L'indignazione di Luca Nisco di recapitare quel messaggio in una data così simbolica come il 25 aprile, è l'indignazione di una città e di una comunità. Dunque è vero che il rider si sarebbe potuto rifiutare di effettuare quella consegna; ma se l'avesse consegnato qualcun altro? - continua l'assessore Il problema è che quel biglietto non andava trascritto. E l'azienda ha una responsabilità oggettiva di posizione sul fatto che il biglietto richiesto dal cliente che è stato erroneamente trascritto".

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