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Cronaca

'Ndrine, cinesi e cartelli colombiani: la nuova "joint venture" del traffico internazionale di droga | VIDEO

160 finanzieri impegnati dalle prime ore di oggi per eseguire 41 misure cautelari nell'ambito dell'operazione denominata “Aspromonte Emiliano”

Ci sono tutti gli ingredienti nell'operazione denominata “Aspromonte Emiliano” che ha portato dall'alba di oggi a 41 misure cautelari: le mafie, l'ingente quantitativo di denaro contante messo sul tavolo da imprenditori cinesi, i cartelli della droga colombiani, le chat criptate, ma anche il Nucleo di Polizia Economico- Finanziaria di Bologna - G.I.C.O., e le procure antimafia locali e nazionale e gli americani della Homeland Security Investigations (HSI) presso l’Ambasciata statunitense a Roma. L'operazione è stata illustrata questa mattina presso la sede del comando bolognese alla presenza dei comandanti regionale e provinciale, degli investigatori e di George Fernandez della HSI. 

41 sono gli indagati nelle province di Bologna, Reggio Emilia, Modena, Parma, Milano, Cremona, Brescia, Pavia, Livorno, Roma, Foggia, Potenza, Crotone e Reggio Calabria (con il supporto dei Reparti territorialmente competenti e della Sezione Aerea di Rimini): 37 persone sono in carcere, 3 agli arresti domiciliari e 1 sottoposta ad obbligo di dimora.

Maxi operazione GdF: scoperchiata organizzazione di trafficanti

Le Fiamme Gialle hanno colpito anche i patrimoni sequestrando beni per un valore pari a 50 milioni di euro agli appartenenti a una associazione a delinquere dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti: "Si tratta di organizzazioni che rappresentano una minaccia a livello mondiale" ha detto il comandante regionale Ivano Maccari "e che hanno stabilito una cooperazione molto efficace non solo nel traffico di droga, ma anche nel riciclaggio e nella contraffazione". 

"Operazioni difficilmente tracciabili" ha detto Fabio Ranieri, comandante del nucleo di polizia economico-finanziaria bolognese "abbiamo associazioni calabresi con una rete di acquirenti di droga basata in Emilia-Romagna e proveniente dalla Colombia che veniva saldata tramite un vorticoso e velocissimo sistema" che fruttava ai "pagatori" cinesi una percentuale del 6% sul versato. 

Il ruolo dei cinesi dediti al "Fei ch’ien"

L’esecuzione delle misure sono il frutto di investigazioni durate oltre due anni che hanno fatto emergere l’esistenza di un sodalizio criminale composto da italiani, appartenenti o contigui alla ‘Ndrangheta reggina (‘ndrine Romeo “Staccu” e Giorgi di San Luca) e crotonese (Locale di Cirò Marina), dedito al traffico internazionale di cocaina, hashish e marijuana e al riciclaggio e auto riciclaggio dei proventi attraverso intestazioni fittizie di società e beni nonché grazie a una rete di soggetti di origine cinese.

Alle indagini ha collaborato anche la Homeland Security Investigations (HSI) presso l’Ambasciata statunitense a Roma, l'agenzia che si occupa di terrorismo e organizzazioni criminali. 

Al vertice vi era un soggetto latitante in Spagna, in grado di gestire carichi di stupefacente per centinaia di chilogrammi al mese.

Sono state condotte analisi di 1.032 tabulati di traffico telefonico e dati (relativi a 1.022 utenze/ IMEI - codice numerico che serve a identificare i dispositivi mobili - e 10 celle telefoniche), intercettazioni con 10 dispositivi video-ambientali e 3 localizzatori GPS. Imponente l’analisi dei dati: oltre 15 GB dati relativi alle chat criptate sulla piattaforma "Sky ECC".

Gli accertamenti hanno permesso di ricostruire le importazioni e le cessioni di droga per 1.115 kg di cocaina, 436,9 kg di hashish e 92 kg di marijuana, che hanno fruttato al sodalizio diversi milioni di euro, di cui almeno 5 riciclati grazie a cittadini cinesi dediti al "Fei ch’ien" (sistema "informale" di trasferimento di denaro).

Parte dei proventi sono stati reinvestiti in 14 società di capitali intestate a prestanome con cui “mascherare” i trasporti di droga anche in pieno lockdown per il Covid 19, attraverso false bolle di accompagnamento.

Nel corso delle indagini, inoltre, sono stati arrestati in flagranza di reato tre cittadini italiani e sequestrati 43 kg di cocaina, 44 kg di hashish, sostanze da taglio e frullatori utilizzati per preparare il narcotico, oltre 133mila euro in contanti (trovati nella disponibilità di uno dei “riciclatori” cinesi) e 10mila prodotti contraffatti.

Affari sporchi anche in pieno covid e sotto le alluvioni

“Le mafie non si fermano di fronte a nulla. Non si sono fatte intimorire dal Covid e nemmeno le alluvioni sono riuscite a bloccarle - ha detto ai cronisti il comandante regionale della Guardia di Finanza, Ivano Maccari  - mentre migliaia di volontari erano e sono impegnati nelle operazioni di soccorso, i criminali hanno continuato a contaminare il territorio tessendo la tela dei loro affari illeciti. Per loro il business e il profitto prevalgono su tutto e tutti. Con l’operazione odierna, incentrata su affiliati e contigui a note 'ndrine calabresi, abbiamo bonificato il territorio emiliano- romagnolo da 41 soggetti colpiti da altrettante misure cautelari personali, soggetti ai quali abbiamo sottratto, per restituirli alla società civile, beni per oltre 50 milioni di euro".

Affari anche a Roma per la gestione della coca dei Narcos, con viaggi in camion e durante le restrizioni per il coronavirus. Nella capitale la cosca aveva una base solida con "contatti giusti".

Sequestrati 90 kg di droga e beni per oltre 50 milioni

Sono ritenuti a vario titolo responsabili di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti (con le aggravanti della transnazionalità, della disponibilità di armi e dell’aver agito per agevolare associazioni mafiose ex art. 416-bis 1 C.P.), trasferimento fraudolento di valori; riciclaggio e autoriciclaggio.

In Emilia-Romagna sono 18 le persone finite in carcere, un soggetto è ai domiciliari e per un altro è stato emesso l'obbligo di dimora, si tratta di italiani, cinesi e albanesi. Sempre in Emilia-Romagna era attivo colui che gli investigatori ritengono il capo dell'organizzazione, Romeo Giuseppe, che agiva da broker, già latitante in Spagna e in carcere a Civitavecchia. 

Sono state effettuate, a cura della Sezione Misure di Prevenzione, indagini patrimoniali nei confronti di 42 persone che hanno rivestito le cariche di amministratore, socio unico e/o di maggioranza di 49 società di capitali, a seguito delle quali è stata avanzata proposta di sequestro preventivo.

Il Tribunale di Bologna, condividendo le conclusioni investigative del Nucleo pef e accogliendo le conformi proposte della Procura della Repubblica - D.D.A., ha disposto: 41 ordinanze di custodia cautelare (37 in carcere, 3 agli arresti domiciliari e 1 obbligo di dimora), il sequestro di 44 immobili e terreni, 17 autoveicoli/motocicli, 354 rapporti bancari e 80 fra società, attività commerciali e partecipazioni sociali, per un valore complessivo stimato di oltre 50 milioni di euro. 

Sono stati sequestrati oltre 90 kg di droga, per lo più coca, migliaia di capi di abbigliamento e medicinali contraffatti, e denaro contante per importi rilevanti. 

La "collaborazione" delle organizzazioni criminali cinesi ha permesso di rifornire i mafiosi del denaro contante necessario per pagare quintali di cocaina ai narcotrafficanti colombiani, denaro che veniva restituito su conti correnti in Cina e a Hong Kong.

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