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Cronaca

Il futuro della sanità a Bologna: un unico grande ospedale metropolitano

L’assessore Barigazzi: “E’ un cambiamento culturale, non è più possibile avere tutto sotto casa”. Ecco cosa cambierà per il cittadino

Bologna, da sempre centro di eccellenza per qualità e strutture sanitarie, ha deciso di rivendicare il suo ruolo internazionale nel campo della salute e della ricerca affidandolo alla rete, all’integrazione cioè delle strutture sanitarie del territorio per dare risposte di qualità alla lotta al dolore, grazie al web.

Se n’è parlato ieri al Convegno della Società Medica Chirurgica di Bologna presso la sala Stabat Mater dell’Archiginnasio alla presenza della Presidente della Provincia Beatrice Draghetti.

Una disponibilità di circa 4.800 posti letto nelle 11 strutture ospedaliere cittadine e della provincia che dovranno dialogare con medici di base, ambulatori, specialisti, infermieri, case di risposo, servizi di emergenza e anche con i servizi di trasporto per un welfare che risponda ai cambiamenti demografici di una popolazione che, secondo le stime, sarà sempre più multietnica e anziana.

“Si tratta di vere e proprie autostrade per il paziente come sfida dei prossimi tre anni, un percorso unificato che risponda alle problematiche dei nostri cittadini che si caratterizzano per un eccesso nei consumi, soprattutto di farmaci”, così il Direttore Generale AUSL di Bologna Francesco Ripa di Meana, che annuncia anche l’apertura delle Case della Salute presso i grandi ospedali, punti di accesso che indirizzeranno i pazienti verso un network di strutture sulla base delle patologie.

Cosa cambierà per il cittadino? Rivolgendosi alla struttura sanitaria il paziente potrà usufruire di trattamenti standard e omogenei, in altre parole, secondo un protocollo unificato, una patologia sarà trattata in egual modo presso l’ospedale Maggiore o di Bentivoglio, ma potrà anche dover modificare le proprie abitudini poiché, secondo un criterio di ottimizzazione di risorse e competenze, le strutture avranno una propria specializzazione per eliminare i “doppioni”, esperienza che a Bologna già interessa le malattie infettive, l’ortopedia, la geriatria, la nefrologia e la pediatria.

Tutto informatizzato dunque, dalla diagnosi, alla cartella clinica, agli esami, alle cure, ai ricoveri, per un sistema “centrifugo”, che partirà cioè da un grande punto di accesso centrale, HUB, che in base alla patologia, accompagneranno il paziente verso strutture specializzate distaccate, o SPOKE.

Non manca qualche bacchettata alla categoria da Sergio Venturi, Direttore Generale del Policlinico S. Orsola-Malpighi: “Tutti dovremo modificare il nostro modo di fare rete, non esistono i miei posti letto, ma il posto letto è del cittadino. Quando si parla di riorganizzazione, noi professionisti siamo spesso tentati a guardare alla nostra persona, invece oggi dobbiamo guardare alle persone che lavoreranno dopo di noi e ai risultati per i cittadini fino al 2025”.

“Oggi la sanità e i sistemi sociali sono su una soglia e corrono il pericolo di tornare indietro” secondo l’Assessore alla Sanità della Provincia Giuliano Barigazzi “le risorse non aumenteranno anche perché la tecnologia in sanità accresce i costi, ma la rete è garanzia di maggiore qualità. La classe dirigente di questa città è stata lenta, oggi c’è bisogno di compiutezza… Si tratta di un cambiamento culturale, il cittadino ha un’idea anni ’60 dell’ospedale, pensa in termini di posti letto, mentre la rete deve essere il risultato di un patto tra professionisti e decisori per una trasformazione del ruolo dell’ospedale sul territorio. Non è più possibile avere tutto sotto casa. La Casa della Salute, sarà il punto di accesso di un unico grande ospedale metropolitano. Bologna ha teste e passione per recuperare i l ruolo della politica e dei progetti, deve tornare ad essere un centro propulsivo per la nazione che produca idee per il sistema di welfare”.

Il progetto interesserà anche Ferrara e provincia.  



 

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