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Cronaca Centro Storico / Via d'Azeglio

Il buio oltre il frappuccino

Starbucks ha appena aperto il suo primo punto vendita a Bologna, ma per la catena di caffetterie non è proprio un bel momento

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Venerdì 1° marzo la catena Starbucks ha aperto il suo primo punto vendita a Bologna e in Emilia-Romagna, il trentacinquesimo in Italia. La caffetteria si trova in via d’Azeglio, nello stabile che per anni ha ospitato una libreria Mondadori. L’apertura dello store, è bene ricordarlo, è avvenuta in deroga al regolamento Unesco adottato dal Comune di Bologna che vieterebbe l’apertura indiscriminata di esercizi commerciali nel centro storico.

Oltre all’eccitazione – piuttosto contenuta – per la nuova apertura, quello attuale non è un gran momento per la multinazionale di Seattle. Da più di due anni l’azienda è al centro di numerose polemiche per il suo controverso rapporto con i sindacati, ed è accusata di licenziare in modo punitivo tutti i dipendenti che aderiscono alle sigle sindacali. Bernie Sanders, ex candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti, l’ha definita “la più aggressiva e illegale campagna di distruzione di sindacati nella storia moderna del Paese”. Lo Starbucks Workers Uniited, il sindacato dei lavoratori di Starbucks, nel giugno del 2023 aveva affermato che oltre duecento lavoratori erano stati licenziati perché sindacalizzati, e spesso con motivazioni futili o non corrispondenti alla verità, tanto che il fondatore della catena, Howard Schultz, era stato convocato in una commissione del Senato statunitense per riferire sulla situazione.

Starbucks e il conflitto Israele-Palestina

A questa già delicata situazione si è aggiunta quella relativa ad un presunto appoggio economico di Starbucks ad Israele. La versione dell’azienda è più neutrale che mai: “Starbucks sta dalla parte dell’umanità. Condanniamo la violenza, la perdita di vite innocenti e ogni espressione di odio e di uso di armi. Nonostante le false affermazioni diffuse attraverso i social media, non abbiamo alcuna agenda politica. Non utilizziamo i nostri profitti per finanziare operazioni governative o militari in nessun luogo, e non lo abbiamo mai fatto” ha scritto sul proprio sito. Ma questo non è bastato a fermare la campagna mondiale di boicottaggio che ha preso di mira alcune multinazionali statunitensi come McDonald’s, Coca Cola e proprio Starbucks. E gli effetti sembrano concreti: Bloomberg ha raccontato che in alcuni paesi dell’area araba, come l’Egitto, i punti vendita di queste grandi multinazionali sono sempre più vuoti, e che per i giovani egiziani sia ormai motivo di vergogna essere visti in uno di quei locali. Anche in Italia, a Milano, ci sono state proteste contro Starbucks proprio in virtù del suo (vero o presunto) appoggio economico alla causa israeliana.

Sebbene sia praticamente impossibile calcolare quanto concreti siano i frutti delle campagne di boicottaggio, il sito di informazione EuroNews ha scritto che la catena di caffetterie, nel bilancio dello scorso dicembre, ha registrato perdite molto significative, e che la sua quotazione in borsa era scesa di quasi 11 miliardi di dollari. 

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