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INFERNO IN STAZIONE

Strage stazione: "Ecco le prove dei rapporti tra Nar e Ordine Nuovo"

L'avvocato dell'Associazione dei familiari delle vittime ha presentato una nuova memoria durante il processo Ciavardini

Se è vero che il tempo ricuce le ferite, non è certo il caso dei familiari delle vittime della strage del 2 agosto. I loro racconti interrotti da pianti, attacchi di ansia e tormentati silenzi, durante il processo per falsa testimonianza nei confronti dell'ex Nar Luigi Ciavardini e dell'ex esponente di Ordine Nuovo Vincenzo Vinciguerra, confermano quanto hanno raccontato in aula, e cioè “che le ferite esterne con calma si riescono a curare, mentre per quelle interne alle volte non è proprio possibile”.

Nuova udienza del processo per falsa testimonianza

Oggi è stato il giorno delle parti civili, soprattutto dell’Associazione dei familiari delle vittime, in quest’altro filone processuale che vede imputati l’ex Nar (già condannato per la strage alla stazione) e l’ex esponente di Ordine nuovo e Avanguardia nazionale (all’ergastolo per la strage di Peteano), che per l’accusa sarebbero stati reticenti e avrebbero rilasciato alcune dichiarazioni non veritiere nell’ambito del processo di primo grado che ha portato alla condanna all’ergastolo di Gilberto Cavallini, considerato uno degli autori della strage del 2 agosto.

L’avvocato Andrea Speranzoni, che fa parte del pool di legali dei familiari delle vittime, questa mattina ha presentato in tribunale una nuova memoria. "Abbiamo trovato una documentazione che secondo noi conferma il vincolo tra i Nar e Ordine nuovo", annuncia il legale. "Ciavardini non ha voluto fare il nome di un medico veneziano che lo curò nel giugno/luglio 1980 per una ferita all'occhio. Noi abbiamo elementi per dire che quel medico era Carlo Maria Maggi, reggente di Ordine Nuovo Veneto, e abbiamo trovato dati che attestano la continuità di rapporti tra Cavallini e lo stesso Maggi, che è il mandante della strage della Loggia a Brescia e oggi deceduto", sottolinea Speranzoni.

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L'inferno del 2 Agosto nel racconto dei parenti delle vittime e il bisogno di chiedere aiuto 

Oltre alla nuova memoria, oggi hanno preso parola in tredici tra feriti e familiari delle vittime della strage, compreso il presidente dell’Associazione Paolo Bolognesi “per spiegare al giudice la nostra vicissitudine – sottolinea - nonché i danni che le false testimonianze e i depistaggi hanno creato al proseguo delle indagini e al ritardo nell’avere la verità”. Perché l’inferno, hanno raccontato i parenti e i feriti della strage, non è durato soltanto il giorno del 2 agosto, ma una vita intera stravolta da quella bomba, nella difficoltà di poter affrontare la quotidianità, dalle più banali relazioni sociali a quelle sul lavoro, e in mezzo tanti percorsi di analisi e farmaci che hanno in piccolissima parte alleviato le sofferenze provocate anche da bugie, depistaggi e una verità (seppur parziale) arrivata troppo tardi. Perché “quello della vittima è un marchio indelebile”, dice Ivan Bonora, che quel giorno di 43 anni fa perse suo padre quando aveva solo sette anni.

Traumi infiniti a lungo nascosti, come quelli della signora Roberta Garuti che non ha parlato mai di quel giorno per 25 lunghissimi anni, fino a quando non è diventata madre di una bimba che crescendo l’ha spronata a fare quello che le serviva, “chiedere aiuto, iniziando da lì un percorso di psicoterapia che mi ha aiutato a capire cosa mi stesse succedendo”.

Silenzi, rimozioni, notti in bianco e incubi ricorrenti, questa è stata ed è tuttora la vita dei parenti e dei feriti, questo hanno raccontato al giudice, tra sensi di colpa per essere sopravvissuti e difficoltà a vivere qualsiasi momento di felicità. “Ho visto i miei genitori abbracciarsi disperati, rotolandosi sul letto, alla notizia della morte di mia sorella. Da quel momento la mia vita è cambiata per sempre”, si asciuga le lacrime Morena Verde, anche lei tra i familiari delle vittime intervenuti questa mattina. 

Alla prossima udienza in aula Bonaccini e Lepore

La prossima udienza è fissata per il 19 maggio quando si proseguirà con l'ascolto delle parti civili. Oltre ad altri familiari delle vittime, interverranno anche il sindaco di Bologna Matteo Lepore e il governatore dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini (Comune e Regione sono parti civili assieme a Presidenza del Consiglio, Ministero degli Interni e dei Trasporti). 

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