Vendita dei palazzi in via Zamboni, i collettivi: 'No pasaran! Regalo a Unipol o alla cricca di Farinetti?
Definiscono "gioco delle tre carte" l'operazione che servirà a trovare 70 milioni per la nuova cittadella universitaria da costruire nell'area dell'ex Staveco: 'Gonfierebbe le tasche a chi è già ricchissimo'
“No pasaran!”. E' questa la reazione dei collettivi universitari alla notizia della vendita di alcuni edifici universitari per finanziare il nuovo campus al'ex Staveco.
"Svendita" secondo i militanti "come nel gioco delle tre carte, il comune ha regalato l'area ex-Staveco all'università che per ristrutturare l'area è costretta a svendere parte del patrimonio pubblico, storico e collettivo di via Zamboni e Piazza Verdi" e quindi una "operazione di speculazione a cui l'ente universitario si presta, favorendo la grande abbuffata degli speculatori ai danni degli studenti universitari già vessati dal caro-vita, caro-studio, caro-mensa e affitti in nero. Il meccanismo perverso di dismissione del patrimonio pubblico sta distruggendo la società italiana dal sud al nord, e gli effetti di queste politiche neoliberiste iniziano a farsi sentire in termini di sofferenza e dolore sociale diffuso".
I collettivi avvertono in una nota: "Che non ci si stupisca poi se tanta sofferenza e dolore sceglie la strada dell'organizzazione delle lotte e con rabbia si affaccia nelle piazze e nelle strade! Noi che siamo a contatto quotidiano con questa parte della società sappiamo che non è lontana la possibilità che si sollevi contro questo disastro sociale che gonfierebbe le tasche "di chi è già ricchissimo. A chi regalerete per due soldi via Zamboni e Piazza Verdi? A Unipol? Alla cricca di Oscar Farinetti? A quale altro milionario dovete offrire i servigi?"
"IGNORATI". Gli studenti sarebbero stati ignorati in questa operazione: "E ora che Unibo cambi direzione e la smetta di ignorare che le indicazioni su come e dove investire i soldi pubblici che gli studenti promuovono dal basso sono l'unica risposta ragionevole e adeguata ai tanti problemi dell'ateneo".
INCONTRO. I collettivi chiedono dunque un incontro con l'università "per discutere davvero dei bisogni e delle necessità concrete degli studenti in tempi di crisi. Già nei mesi scorsi Unibo ha chiuso unilateralmente un tavolo di confronto che ragionava proprio su questi temi: caro-mensa, caro-libri, caro-affitti supportato da migliaia di firme. Noi crediamo che dopo l'allarme sulle condizione di vita degli universitari lanciato dalla Garante degli Studenti Dolores Neri - che noi vediamo verificato ogni giorno nelle facoltà e nelle strade della Zona Universitaria - sia questa la direzione da intraprendere. Continuare a ignorare queste istanze scegliendo sempre la via del soldo potrebbe rivelarsi davvero una scelte scellerata per le già precarie condizioni di vita di migliaia di studenti bolognesi".