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Migranti, caos Mattei: "Manca l'organizzazione. Non lo riempiremo fino a farlo scoppiare"

INTERVISTA | L'assessore Rizzo Nervo spiega cosa sta causando criticità nella gestione dei flussi migratori e lancia un appello al Governo: "Noi qui governiamo un fenomeno, Meloni faccia lo stesso, al di là della propaganda"

Continua una situazione difficile in città per quanto riguarda la questione migranti. Il sindaco metropolitano Matteo Lepore denuncia ingenti arrivi e continua a rimettere la responsabilità in mani all'esecutivo. Al centro di accoglienza di via Mattei sono state innalzate delle tende per garantire assistenza anche alle persone che non riescono ad entrare nella struttura: i posti sono finiti. "La situazione è drammatica" tuona in un'intervista a BolognaToday l'assessore al Welfare, nuove cittadinanze e fragilità Luca Rizzo Nervo. E lancia un appello a Giorgia Meloni.

"Lepore offuscato dall'ideologia. Stato d'emergenza un'occasione sprecata"

Assessore, partirei chiedendole di descrivere la situazione migranti in città. Facciamo un punto.

"La situazione è molto preoccupante in un contesto che per come è organizzato non dovrebbe avere grandi problemi. Quando Bologna ha deciso volontariamente di farsi carico di un pezzo dell'accoglienza si è creata una situazione per la quale anche picchi di grandi arrivi non si sono mai trasformati in disagi per l'intero sistema o per i cittadini. Il tutto si è sempre gestito in maniera efficace.

Per continuare così bisogna che ci sia un alto livello di trasparenza sui numeri in arrivo e un altrettanto alto livello di pianificazione di strutture di accoglienza. Queste condizioni al momento non ci sono: non abbiamo nuove strutture che vengono rimesse in campo dallo Stato, nonostante lo lamentiamo da molto tempo. È un mese che parlo dell'insufficienza dei centri di accoglienza nel Comune e del rischio - che ora non è più un rischio ma un'evidenza - di sovraccaricare l'unico hub esistente in città, cioè il Cas di Via Mattei. La mancanza di queste condizioni e la non pianificazione in anticipo di nuovi arrivi e riqualificazione di altri luoghi fa sorgere il dubbio, come ha detto Lepore, che dietro ci sia o una drammatica impreparazione sul tema o un disegno studiato". 

Tutta responsabilità del governo Meloni?

"Io non so se è colpa del governo. La responsabilità sull'accoglienza è esclusiva del governo. Non c'è nessun altro che ha questo tipo di responsabilità. In questo territorio da quasi dieci anni il Comune ha avviato un progetto per il quale si fa carico su base volontaria e insieme ad altri Comuni metropolitani del sessanta per cento dell'accoglienza. Se domani decidessi di smettere, il governo si troverebbe alla mano altri mille e novecento migranti in più da gestire. C'è una chiarezza di responsabilità normativa da un lato che vede il governo doversi occupare dell'accoglienza, mentre dall'altro c'è un progetto su base volontaria di aiuto nella gestione degli arrivi. Qui a Bologna diamo una mano oltremodo e quello che chiediamo è che - anche nell'emergenza, come ora - si metta in campo azioni rapide per ovviare a un grosso deficit di pianificazione. Sui minori non accompagnati una risposta è maturata. Noi ora chiediamo che risposte arrivino anche per quanto riguarda gli adulti per una situazione nella quale i comuni compartecipano per ben oltre la metà e che è competenza esclusiva di Roma". 

Che numeri può darci per quanto riguarda gli arrivi del 2023?

"Questi numeri vanno chiesti alla Prefettura proprio perché è sua responsabilità in quanto estensione del ministero dell'Interno. Bologna non è un'isola nel resto del paese. I numeri sono importanti. Ma erano attesi da un anno. Da allora non è cambiato niente. Continua ad essere il Mattei l'unico Cas e continuano a esserci richieste quotidiane di farci noi carico come Comune - e quindi con i soldi dei contribuenti di Bologna - di responsabilità di accoglienza di nuclei familiari sui quali noi non avremmo nessuna responsabilità. Noi accettiamo per non lasciare le persone per strada. Il fatto di dare una mano non ci fa corresponsabili di un'inefficienza, ci fa soggetti che attenuano quell'inefficienza". 

Perché non si è firmato il decreto di stato di emergenza? Con questo si sarebbe potuto accedere ad altri benefici

"Questa è una questione che andrebbe posta alla Regione. Se si guarda con onestà intellettuale si vedrà che le proteste sulla situazione migranti stanno arrivando da tutta Italia, da sindaci di ogni colore. L'altro giorno a Pontida c'erano dei sindaci della Lega che denunciavano la situazione migranti. Se uno va in piazza a Trieste - come ha ricordato Matteo Lepore - troverà cinquecento pakistani che vivono in piazza senza alcuna misura di accoglienza. Tutte queste Regioni hanno firmato l'intesa per attivare lo stato di emergenza e non mi sembra che ci siano situazioni migliori rispetto a Bologna, anzi. Magari bastasse questo per differenziare la buona accoglienza da una fallimentare. Purtroppo non è così e chi lo dice sa di non dire la verità".

È ancora convinto della "politica dei porti aperti"? Il Pd dovrebbe continuare a sostenere queste idee?

"La nostra politica non è mai stata quella di accogliere tutti, facendo arrivare chiunque. Questa è una banalizzazione estrema di ciò che facciamo. La nostra politica è quella invece di accogliere bene, non solo di accogliere. Accogliere bene e in maniera diffusa, perché se si risponde in questo modo alle persone che arrivano su tutti i comuni e tutte le prefetture in maniera organizzata e non 'di massa' come sta accadendo ora al Mattei, allora non ci sono problemi. Bologna dimostra da nove anni come si possa accogliere senza avere problemi: durante l'altra grande ondata migratoria tra il 2014 e il 2016 sono passate per il capoluogo emiliano 40mila persone. Sono più dei numeri di oggi di Lampedusa (oltre che distribuite in tre anni). Dentro un sistema organizzato i cittadini non si sono accorti dei migranti e non ci sono mai state situazioni di questo tipo. Ma perché appunto c'era organizzazione.

Qui manca l'organizzazione. Non ne facciamo una questione di numeri o di 'non accogliamo più nessuno' o 'accogliamo tutti'. Noi facciamo quello che diciamo. Un conto è dire 'porti chiusi e blocco navale' un conto è invece governare fenomeni complessi come quello dell'immigrazione: c'è differenza. Noi come Bologna a livello territoriale governiamo un fenomeno. Vorremmo che lo facessero anche gli altri.

Sulla questione Partito Democratico, io parlo come amministratore di Bologna. Per il Pd parla poi il Pd. Se parliamo del Comune di Bologna la nostra posizione è sempre quella di accogliere in maniera giusta, evitando gli estremi. Sappiamo che non si può 'accogliere tutti' perché significherebbe 'accogliere nessuno' e viceversa. Il nostro compito è quello di governare un fenomeno, e farlo bene attraverso strumenti di Welfare che non vanno inseriti in propaganda ma in dinamiche possibili e realizzabili". 

Perché non volete aprire i Centri per i rimpatri (Cpr)?

"Perché i Cpr sono un luogo che viola la dignità degli esseri umani. Ci sono report delle principali realtà di advocacy che dicono questo. Personalmente - anche da parlamentare - ne ho visitato più di qualcuno e ho visto situazioni aberranti in termini di diritti umani. Noi a Bologna non abbiamo intenzione di istituirne. Sono grandi luoghi concentrazionali. Ma oltre a questo, sono anche inefficienti: i report del ministero dell'Interno spiegano come al massimo il cinquanta per cento di chi entra poi viene rimpatriato. Quindi oltre ad essere luoghi di detenzione non dignitosa per una persona, non svolgono appieno il loro compito.

Inoltre, quanto emerso dal Consiglio dei ministri di ieri 18 settembre - che ha decretato come limite di permanenza nel paese a 18 mesi - dimostra come il problema non sta nel luogo dove tenere le persone che arrivano, quanto nella scarsa capacità di ottenere accordi internazionali per il rimpatrio. Ciò non avviene e aumentare il tempo di detenzione nei Cpr è la prova che non si riesce a fare accordi con gli Stati terzi".

Cosa ne sarà di via Mattei? Sono previste altre tende?

"Il nostro modello non è la tendopoli. Non è riempire il Cas fino a farlo scoppiare. Abbiamo chiesto che via via si allenti la pressione sul Cas e che si trovino altre soluzioni che rendano più diffusa la presenza di migranti. In assenza di questo, nelle scorse ore, per esigenze di accoglienza si è deciso di procedere in questa maniera. A questo punto vediamo le conseguenze di quello che sta accadendo. La presenza di troppe persone ha provocato risse e episodi di violenza, come sappiamo. Continuiamo a ribadire che bisogna trovare altre soluzioni. C'è la disponibilità di tutti i sindaci per risolvere la questione. In questi termini ormai è insostenibile". 

Vuole mandare un messaggio a Giorgia Meloni? 

"Nei territori ci sono amministratori che amministrano nell'interesse dei cittadini e per governare un problema. Non per farne un feticcio ideologico o propagandistico. La situazione è talmente grave che bisogna che ciascuno - all'interno delle proprie responsabilità di governo - lavori per trovare soluzioni. Da parte nostra chiunque troverà sempre la porta aperta, così come è stato per risolvere il problema legato ai minori. Noi, al momento, come Comune stiamo risolvendo questioni che dovrebbe risolvere lo Stato e il governo. A Meloni chiediamo che fuori dalla politica e dal folklore dei palchi di Pontida ci si assuma il peso del governo di un fenomeno almeno quanto quotidianamente ce lo assumiamo noi".

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