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Cronaca Centro Storico / Piazza Maggiore

Una tradizione lunga 100 anni. Perché a Bologna brucia il Vecchione

Il vecchione rappresenta l'anno vecchio che viene scaramanticamente bruciato. Negli anni bisestili veniva realizzata una vecchia

Da cento anni a Bologna il 31 dicembre a mezzanotte brucia il Vecchione. La gigantesca scultura, un fantoccio pieno di petardi, viene bruciata in piazza Maggiore dal 1922. Ma perché brucia il Vecchione? Il Vecchione rappresenta l'anno vecchio, che viene scaramanticamente bruciato come per volersi disfare dalle sue brutture e nella speranza che il seguente sia migliore. 

Quest’anno il Vecchione d’artista, intitolato “Vecchio come una torre”, è stato realizzato dal collettivo Parasite 2.0, disegnato nel 2021 non era stato bruciato a causa delle restrizioni per la pandemia. La scultura rappresenta due simboli di Bologna: il Vecchio e la torre. 

Perché brucia il Vecchione 

Nell'Ottocento, il Vecchione veniva bruciato nel periodo di Carnevale, mentre la tradizione del rogo allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre risale al 1922  quando viene bruciato per la prima volta in piazza Maggiore, nella notte di San Silvestro, un Vecchione, che rappresenta l'anno appena trascorso.

Mostra Vecchione 2022

Si tratta di un grosso fantoccio di cartapesta imbottito di petardi promosso dalla società "I fiù dal Dutour Balanzon". Nel programma della serata è previsto un corteo con bande musicali, la lettura del testamento dell'anno vecchio e l'estrazione dei premi della lotteria di Capodanno.

Il fantoccio, che in origine aveva le sembianze di un vecchio, veniva realizzato in paglia e stracci da artigiani del territorio; negli anni bisestili veniva realizzata una vecchia.

Il Vecchione 2023

Il Vecchione 'Vecchio come una torre' contiene in sé due vere e proprie icone bolognesi: se le torri sono uno dei tratti distintivi dello skyline cittadino, il Vecchione posizionato dentro una torre, più che alle architetture medievali, rimanda alla chiusura in uno status sociale ma anche alla clausura forzata durante la pandemia e alle nostre case trasformate in torri per proteggerci.

Il Vecchione raffigurato agita le mani e le gambe quasi a volersi liberare dalla torre, simboleggiando una storia recente di fatica e privazioni che ci si vuole lasciare alle spalle. Allo stesso tempo le torri, che nel corso dei secoli vennero mozzate, demolite o trasformate in diverse attività, raccontano di una Bologna capace di mutare, rigenerarsi e accogliere il nuovo come tratto distintivo di una città che sa fondere tradizione e innovazione.

Un po' di storia

Nel 1972, con Zangheri Sindaco, invece del tradizionale fantoccio, per la prima volta viene bruciato il "Mostro della guerra" realizzato su bozzetto di Roberto Sebastian Matta. Il rogo di "Babbo Napalm" vuole testimoniare l'impegno di Bologna per la pace nel mondo e l'avversione per la politica americana di aggressione in Vietnam.

Il progetto del pittore cileno è stato realizzato assieme agli organizzatori della mostra "Tra rivolta e rivoluzione", aperta a Bologna in varie sedi espositive tra il novembre 1972 e il gennaio 1973. La scelta di dare una connotazione politica alla festa di fine anno non manca di accendere aspre polemiche sulle colonne dei giornali moderati.

Dal 1993, con la giunta Vitali, si è scelto di rifarsi all'esperienza del 1972 e di assegnare l'ideazione del vecchione ad artisti legati alla città.

La loro poetica ha arricchito il rogo di messaggi di anno in anno nuovi e di pari passo anche la realizzazione, ad opera di artigiani specializzati in grandi sculture, si è raffinata per veicolare in modo più efficace il pensiero degli artisti. 

Questa “nuova” tradizione è proseguita fino al giorno d'oggi, interrotta solamente per pochissimi anni. 

Nel corso degli anni, si sono cimentati con l'ideazione del vecchione artisti come Gabriele Lamberti, Pirro Cuniberti, Jean-Michel Folon, Emanuele Luzzati, CuoghiCorsello, Sissi, Ericailcane e in tempi recenti Paper Resistance, PetriPaselli, TO/LET, Andreco, Cristian Chironi, Andrea Bruno e il collettivo artistico Gli Impresari.

Il 2018 e 2019 sono gli anni dei Vecchioni partecipati curati da Cantieri Meticci che ha realizzato il grande fantoccio attraverso un percorso di laboratori con i cittadini.

Il Capodanno 2020 è stato un capodanno speciale: il Vecchione non ha bruciato in Piazza Maggiore.

A mezzanotte il cuore del centro storico della città era deserto nel rispetto delle misure imposte dalla pandemia.

Il rito scaramantico del rogo è stato annullato ma la tradizione è uno dei collanti più forti di una comunità, per questo il Comune di Bologna l'ha portata avanti, seppur rivisitata, e in continuità con la tradizione del Vecchione d’Artista ha coinvolto la disegnatrice Chiara Rapaccini in arte RAP, che ha reinterpretato il Vecchione in chiave digitale, sulle note di Futura di Lucio Dalla, con l'augurio di liberarsi dalle fatiche dell’anno trascorso.

Anche nel 2021, il Vecchione d’artista – Vecchio come una torre, opera del collettivo artistico Parasite 2.0 – non è stato bruciato in piazza Maggiore: a impedire il tradizionale rogo sono state le misure per contrastare la diffusione del Covid-19. (Fonte: culturabologna.it)

1972 – 1973 | Sebastian Matta, Mostro della guerra


 

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