Coronavirus e lavoro, Fiom proclama sciopero alla Datalogic
Scontro aperto tra azienda e sindacati
E' scontro aperto tra Datalogic e sindacati sull'apertura dello stabilimento di Monte San Pietro. "Il prefetto deve intervenire e chiudere quella fabbrica", scandisce Donatella Zilioli della Fiom-Cgil, che assieme a Fim e Ugl ha dichiarato otto ore di sciopero per la giornata di domani 27 marzo.
A dividere la multinazionale bolognese dei lettori di codici a barre dai sindacati è il mancato utilizzo della cassa integrazione, ma soprattutto la decisione dei vertici aziendali di tenere aperto il sito di Monte San Pietro, sostenendo si tratti di un'attività essenziale.
"E' un atteggiamento irrispettoso: l'azienda si maschera dietro un codice Ateco che riguarda le realtà che fanno ricerca scientifica e sviluppo. Non si capisce, però, come la produzione di scanner e lo sviluppo di dispositivi di lettura dei codici a barre possa rientrare in questa fattispecie. Non è ricerca e non c'è nessuna urgenza", sostiene Zilioli invocando l'intervento della Prefettura.
Peraltro, i ricercatori "hanno tutti gli strumenti per portare avanti i loro progetti in smart working. Quello si fa in fabbrica non ha niente a che fare con quei codici Ateco", scandisce la sindacalista. Insomma, i sindacati accusano la società della famiglia Volta di essere inadempiente rispetto al decreto di domenica, "anche alla luce delle ulteriori limitazioni che verranno apposte con elenco codici Ateco di imminente pubblicazione".
Per questo chiedono venga attivata la cassa integrazione per chi non può lavorare da remoto ma deve stare in fabbrica, restituendo ferie e permessi utilizzati fino a oggi per ridurre la presenza di persone in azienda. La Rsu chiede a tutti di aderire allo sciopero, compresi coloro "che stanno svolgendo la loro prestazione in smart working, in segno di solidarietà per i colleghi che in questo momento stanno rischiando la salute più degli altri".
Coronavirus e lavoro, la risposta di Datalogic
Datalogic, prima dello sciopero di domani, si difende e difende la scelta di non chiudere lo stabilimento. "Il Dpcm prevede espressamente che le aziende che fanno attività di ricerca, sviluppo e collaudo e che producono apparecchi d'irradiazione, come appunto sensori e marcatori, continuino la loro attivita'", controbatte Datalogic.
"Inoltre, le schede che l'azienda produce nello stabilimento di Monte San Pietro sono destinate a prodotti venduti ad aziende operanti nel settore farmaceutico, alimentare, della grande distribuzione e logistico e fanno quindi parte di attività della filiera la cui continuità in questo periodo è considerata essenziale dal decreto stesso", specifica la società bolognese specializzata nella produzione di lettori per codici a barre.
"L'azienda ha peraltro rilevanza strategica sul piano nazionale, in quanto svolge attività delicata nel settore high tech ed e' fornitrice di varie aziende pubbliche che svolgono servizi essenziali per la collettivita', come ad esempio le Poste italiane", prosegue Datalogic, che assicura di aver messo in campo sin dall'inizio dell'emergenza Covid-19 tutte le misure raccomandate dall'Oms per la prevenzione del contagio a tutela dei dipendenti che devono recarsi al lavoro.
"La sicurezza e la salute delle nostre persone e' la nostra priorita' e in questo caso viene tutelata anche garantendo la continuita' dell'occupazione in un periodo difficile per tutte le aziende italiane, nel pieno rispetto della normativa applicabile", sottolinea Datalogic. Quindi, "premesso ciascuno resta pienamente libero di esercitare il proprio diritto costituzionalmente riconosciuto di effettuare uno sciopero", l'azienda ritiene doveroso chiarire la propria posizione "a scanso di equivoci". (Vor/ Dire)