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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca

Intervista a Luca Carboni. Nel nuovo album anche Bologna

Il cantautore torna alla ribalta, occasione per parlare della sua città: "La mia generazione poco incisiva.. mi aspettavo una politica diversa invece sempre solite diatribe destra/sinistra"

Bologna Today intervista il cantautore bolognese Luca Carboni, impegnato nella promozione del suo nuovo disco “Senza Titolo”, undicesimo album di inediti composto da 10 brani (più la bonus track “Il Fiume” disponibile solo su iTunes), che raccontano storie di provincia, genitori e amore in un parallelo tra gli anni ’80 e oggi.

La Bologna degli anni ’80 - periodo che canti nel tuo nuovo album - e quella di oggi... cosa è cambiato?
Bologna è stata ed è ancora una città vitale. La sua vitalità non è data tanto dai bolognesi quanto dall’incontro fra bolognesi e la gente che anima e vive la nostra città arrivando da fuori. A vent’anni avevo tanti amici pugliesi, calabresi e da ogni parte d’Italia che erano qui per studiare e anche oggi il contesto è lo stesso anche se ora, per quanto riguarda la socialità e le serate da trascorrere in osteria, le regole non sono più le stesse e ci sono alcune “restrizioni” come le chiusure anticipate, dei locali, i divieti di portare i bicchieri fuori…
Una considerazione che esprimo nella canzone "Riccione-Alexander Platz” è che la mia generazione sembrava potesse essere più creativa di quanto oggi si stia rivelando, siamo stati  poco incisivi nel sociale e mi aspettavo una politica diversa e invece…sempre le solite diatribe anacronistiche fra destra e sinistra…


E’ vero che ti sei trasferito fuori Bologna?
Vivo parte dell’anno sul nostro Appennino, ma questa decisione non nasce dalla volontà di fuggire dalla città quanto dalla voglia di un’esperienza diversa e dalla ricerca delle mie radici: nonni e bisnonni abitavano lì e io ci andavo per l’estate. Ma sono spesso a Bologna e vivo nella zona fra via Lame e il Palazzo.

Che cos’è il progetto BoRomBo?
E’ solo un’idea che è venuta a me, Lorenzo e Cesare Cremonini durante il live di Lorenzo al Palazzetto dello Sport di Bologna, quando abbiamo cantato insieme “Mare mare”. L’idea-gioco è quella di un disco insieme e BoRomBo sta per Bologna-Roma-Bologna.

Parliamo del tuo ultimo lavoro. Un commento sulla scelta o “non scelta” del titolo?
Non ho mai sentito l’esigenza di dare un titolo a un album, e in passato ho utilizzato semplicemente il mio nome o il mio cognome. Con l’ultimo album, essendo appassionato di pittura ho deciso di utilizzare un classico titolo di opere d’arte, “Senza Titolo”, che lascia libero il fruitore di interpretare ed entrare nell’opera stessa.


Il brano “Cazzo che bello l’amore” fotografa con ironia il momento della scintilla, l'attimo esatto in cui si viene folgorati, travolti e convertiti dall'amore…quante volte nella tua vita hai provato questa sensazione?
Non saprei, ma mi  piace l’idea di sentirla più volte con la stessa persona.

Tempo fa su un settimanale femminile si è parlato del “fascino” della zeta emiliana: nel titolo del tuo album e nel brano “Cazzo che bello l’amore” di zeta ce ne sono…un caso?
Un bellissimo articolo! Io naturalmente non me ne accorgo…insomma  mi sembra di pronunciare una zeta e non una “esse”, ma devo ammettere che la dizione perfetta non mi è mai piaciuta tanto e mi piace invece l’idea di avere una pronuncia caratteristica.

Stasera  sarai ospite del programma musicale Star Academy. Che cosa pensi dei talent-show e quali opportunità credi possano dare ai giovani emergenti, anche in confronto a quelle che avevi tu agli esordi?
Credo che, ad essere onesti, i talent-show non vengano fatti in servizio alle case discografiche, ma che in quanto programmi televisivi la loro anima sia rivolta all’audience. Non sono tanto un trampolino artistico quanto una possibilità in più per i bravi interpreti, che però sono solo una piccola parte della musica. La storia della musica è fatta di autori e cantautori, di band…e non si rinnova con chi interpreta. Il limite delle case discografiche che hanno investito tanto sui talent è stato secondo me un po’ un errore visto che non si premia l’originalità ma la popolarità.

 

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