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Cronaca

Aborto, dall'autunno al Sant'Orsola via libera alla Ru486

La novità del Sant'Orsola è resa possibile anche da un (leggero) calo dei medici obiettori, il cui numero è da anni un problema per il Policlinico

Passato lo tsunami del Coronavirus, dall'autunno anche il Policlinico Sant'Orsola di Bologna darà il via all'aborto farmacologico, in regime di day hospital. Lo rende noto il direttore della Ginecologia del Sant'Orsola, Renato Seracchioli, durante un'audizione questa mattina in commissione Sanità del Comune. "Da settembre inizierà l'attività ambulatoriale di utilizzo della Ru486", spiega Serracchioli.

Inoltre, "compatibilmente con la disponibilità di personale e spazi, vogliamo riprendere a breve l'attività di interruzione volontaria di gravidanza chirurgica nel primo trimestre", sospesa durante il lockdown e trasferita all'ospedale Maggiore nell'ambito della riorganizzazione dovuta all'emergenza covid.

La novità del Sant'Orsola è resa possibile anche da un (leggero) calo dei medici obiettori, il cui numero è da anni un problema per il Policlinico (storicamente il dato è più alto rispetto alle altre aziende sanitarie dell'Emilia-Romagna). E anche oggi che gli obiettori sono scesi dal 70 al 65%, il loro numero "è ancora critico", afferma Serracchioli.

Nell'ultimo semestre, con le nuove assunzioni, "per fortuna il numero di medici non obiettori è un po' aumentato- sottolinea a sua volta Gianluigi Pilu, direttore della clinica ostetrica e ginecologica del Sant'Orsola- ma c'è stato un periodo in cui eravamo molto pochi. Questo è un problema concreto".

Plaude all'avvio della Ru486 al Sant'Orsola la consigliera comunale Pd, Simona Lembi, che ha richiesto la commissione di oggi, rimarcando pero' il problema dei medici obiettori al Policlinico. "Ancora non so darmi risposta del perché sullo stesso territorio, con la stessa storia e le stesse norme- sottolinea la dem- ci sia questa anomalia. Per questo accolgo con favore l'assunzione di nuovi medici e la piena applicazione della 194 al Sant'Orsola".

Negli ultimi anni a Bologna le interruzioni volontarie di gravidanza con la Ru486 sono aumentate in maniera decisa, a fronte di un calo costante del numero complessivo di aborti. Nel 2019 il 62% delle Ivg nel primo trimestre di gravidanza è stato di tipo farmacologico.

Questo forte incremento, spiega Marinella Lenzi, responsabile del percorso nascita dell'Ausl di Bologna, è stato possibile grazie a una "rapida presa in carico da parte dei consultori", dove si concentra l'80% delle certificazioni di richieste di Ivg, e un "rapido collegamento col day hospital" del Maggiore.

A fronte di un maggiore utilizzo della Ru486, negli ultimi anni si assiste comunque a un trend in diminuzione delle Ivg a Bologna, con una media del "5% in meno ogni anno e un calo del 50% nell'ultimo decennio". Questa riduzione, spiega ancora Lenzi, è dovuta sia a un "più facile accesso" ai contraccettivi, anche quelli d'emergenza, sia a una maggiore attività dei consultori.

In commissione interviene anche Corrado Melega, ex primario di Ginecologia del Maggiore e oggi nel comitato di bioetica, che sull'utilizzo della Ru486 esorta a fare un salto in avanti. "La terapia farmacologica è il futuro dell'applicazione della legge 194 dal punto di vista clinico, psicologico e anche economico", sostiene Melega, secondo il quale bisognerebbe estendere il periodo di somministrazione dalla settima alla nona settimana di gravidanza.

"L'efficacia del farmaco cala, ma non in modo significatico- afferma- e si potrebbe così coprire una larga parte di richieste di Ivg". Inoltre, secondo Melega, sarebbe utile "trasferire questa metodica anche ai consultori e agli ambulatori periferici". Parole accolte con favore dalla direttrice dei consultori dell'Ausl, Marcella Falcieri. "Da parte nostra c'e' grandissima disponibilita'", afferma. (San/ Dire)

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