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Cronaca

"Lotto marzo. Essenziale è il nostro sciopero". La voce arrabbiate delle donne si leva anche a Bologna

Non una di meno: oggi donne in sciopero in decine di città, diverse le adesioni anche nel capoluogo emiliano, dove spuntano striscioni contro "la violenza, il razzismo e lo sfruttamento dentro e fuori casa che la pandemia ha reso sempre più intensi"

"Lo abbiamo detto all’indomani della proclamazione della zona rossa a Bologna: non possiamo rinunciare allo sciopero femminista e transfemminista e per questo ci siamo organizzate!", così Non una di meno Bologna, snocciolando l'elenco delle adesioni all'ombra delle Due Torri alla mobilitazione nazionale indetta per questo 8 marzo - giorno dedicato alla donna - contro "la violenza, il razzismo e lo sfruttamento dentro e fuori casa che la pandemia ha reso sempre più intensi". 

Al centro dello sciopero il tema del lavoro. A Bologna hanno aderito alla manifestazione alcune operaie migranti di Yoox e operatrici sociali ed educatrici delle cooperative organizzando un presidio di fronte a Lega Coop.

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"Hanno manifestato la propria partecipazione allo sciopero - sottolineano dall'associazione - anche le insegnanti e docenti universitarie in DAD, che anche di fronte all’impossibilità di interrompere il lavoro – dovuta alle limitazioni imposte dalle nuove regole sugli scioperi – hanno organizzato lezioni dedicate allo sciopero femminista e transfemminista e alle sue rivendicazioni, oppure forme di «disconnessione» da un’attività online diventata onnipervasiva e sempre più difficile da gestire insieme al lavoro riproduttivo e di cura".

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Ha aderito allo sciopero femminista anche la Casa delle donne per non subire violenza di Bologna, che da anni – e con ancora più dall’inizio della pandemia – crea le condizioni perché le donne possano sottrarsi alle relazioni violente e conquistare la propria autonomia.

Hanno organizzato qualche presidio spontaneo le mamme, che si sono trovate da un giorno all’altro con le scuole e gli asili chiusi, per dire che "non intendono essere quelle che, con il loro lavoro di cura considerato naturale e scontato, devono farsi carico degli effetti di un governo della pandemia che chiude le scuole per tutelare la continuità delle attività produttive nonostante la crescita del contagio".

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"Ognuna di queste azioni - rivendicano le attiviste di Non una di meno - e tutte quelle che ciascuna di noi ha messo in campo singolarmente sui social, sulle piattaforme digitali e in ogni luogo possibile, a Bologna come in decine di città in tutto il mondo, è parte dello sciopero femminista e transfemminista globale che abbiamo voluto rendere visibile anche in città appendendo su tutte le porte striscioni con le nostre parole d’ordine. In una situazione in cui l’unica mobilità consentita è quella che ci viene concessa per andare al lavoro, abbiamo scelto di muoverci in città per dire chiaramente che c’è un movimento che non si ferma neppure con la pandemia e con le restrizioni: un movimento che vive nella lotta di ogni donna che pretende di liberare il proprio tempo da un lavoro ormai totalizzante, in ogni migrante che rifiuta razzismo e sfruttamento, in ogni persona Lgbtq*ia+ che non accetta che la risposta alla propria libertà sia la violenza".

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