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Cronaca

Strage di Bologna, Ciavardini e Vinciguerra condannati per falsa testimonianza

Tre anni e sette mesi per l'ex Nar - già condannato come uno degli esecutori della bomba del 2 agosto - e un anno per l'ex ordinovista. Lepore: "Un altro passo verso la verità"

Si chiude con una condanna a tre anni e sette mesi per l'ex membro dei Nuclei Armati Rivoluzionari Luigi Ciavardini e a un anno per l'ex esponente di Ordine Nuovo e Avanguardia nazionale Vincenzo Vinciguerra il processo di primo grado in cui i due erano accusati di falsa testimonianza per le dichiarazioni rese durante il procedimento di primo grado sulla strage del 2 agosto 1980 a carico dell'altro ex Nar Gilberto Cavallini. La sentenza è stata pronunciata nel pomeriggio di oggi, 8 aprile, dal giudice di Bologna Gilda Del Borrello, che ha accolto in parte le richieste della Procura. La pm Rossella Poggioli aveva infatti chiesto una condanna a quattro anni e tre mesi per Ciavardini e una pena di due anni per Vinciguerra.

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Entrambi gli imputati sono inoltre stati condannati a risarcire le parti civili, risarcimento che dovrà essere stabilito in sede civile, e al pagamento di una provvisionale di cinquemila euro a ciascuna parte civile, ad eccezione della presidenza del Consiglio, del ministero dell'Interno e del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Al solo Vinciguerra sono poi state riconosciute le attenuanti generiche e quella legata alla collaborazione con gli investigatori e l'Autorità giudiziaria, ritenute prevalenti rispetto alle aggravanti e alla recidiva: da qui la condanna a un anno, rispetto ai due chiesti dalla Procura. Ciavardini - già condannato in via definitiva come esecutore materiale della strage alla stazione dei treni di Bologna che uccise 85 persone e ne ferì oltre 200 - era finito a processo per le dichiarazioni fatte su un altro attentato: quello del 28 maggio 1980 davanti al liceo 'Giulio Cesare' di Roma in cui i Nar uccisero il poliziotto Franco Evangelista. Durante le udienze del 9 e 16 maggio 2018, infatti, Ciavardini "ha taciuto l'identità del personale medico che lo aveva curato" e non ha voluto rivelare "l'identità degli amici di Cavallini che lo avevano ospitato a Villorba e zone limitrofe tra luglio e agosto 1980, quando non era in casa di Cavallini". Vinciguerra, invece, era ritenuto reticente perché non ha voluto fare i nomi delle persone da cui seppe che Valerio Fioravanti e Cavallini avrebbero fatto da collegamento tra il gruppo veneto di Ordine nuovo e i gruppi romani di estrema destra di Paolo Signorelli e Sergio Calore. Ora si attendono le motivazioni della sentenza, che saranno depositate nel giro di 90 giorni.

"La condanna di Ciavardini e Vinciguerra per le false testimonianze rese in occasione del processo di primo grado sulla strage del 2 agosto, che ha portato alla condanna all’ergastolo dell'ex Nar Cavallini, è un altro passo avanti sulla strada per la verità - ha dichiarato il sindaco Matteo Lepore -. Oggi in aula è stata riconosciuta la reticenza dei due imputati nel rivelare informazioni sulla rete di connivenze e coperture che si muoveva attorno al gruppo che ha operato per la strage. Un esito che il Comune di Bologna, parte civile nel processo, accoglie positivamente e per il quale voglio ringraziare i magistrati, gli avvocati delle parti civili e i familiari delle vittime, impegnati con caparbietà nel ricostruire verità e responsabilità ad ogni livello".  "La sentenza restituisce in parte giustizia all’Associazione dei familiari delle vittime e a chi da 44 anni si batte per la piena verità, nonostante gli innumerevoli depistaggi e ostacoli - ha aggiunto la segretaria provinciale del Partito Democratico di Bologna Federica Mazzoni -. Non permetteremo che si calpestino verità giudiziarie, né vengano messe a rischio altre in corso, così come difenderemo e saremo sempre accanto ai familiari delle vittime, dei loro Avvocati e della Procura Generale".

Per i rappresentanti delle parti civili è una sentenza che "ribadisce il diritto alla verità e ribadisce il fatto che tutte le attività che impediscono il pieno accertamento della verità vengono giudicate e punite". Questo il commento dell'avvocato Andrea Speranzoni, insieme ai colleghi Lisa Baravelli, Alessandro Forti, Alessia Merluzzi e Andrea Cecchieri. Parlando con i cronisti all'uscita dall'aula, Speranzoni pone inoltre l'accento sulla "differenziazione della condanna tra Vinciguerra e Ciavardini". Se al primo, infatti, è stata riconosciuta una serie di attenuanti, lo stesso non è avvenuto per Ciavardini, su cui hanno pesato "la sua condotta processuale, visto che non si è nemmeno sottoposto all'esame dell'imputato, e le circostanze molto più gravi" su cui ha taciuto. In sostanza, sintetizza il legale, mentre Vinciguerra, pur tacendo su alcuni fatti, "ha deposto su tante circostanze relative all'eversione di estrema destra di quegli anni, per Ciavardini non può dirsi altrettanto". Quella emessa oggi, conclude Speranzoni, "è una sentenza che ci rende giustizia e che soprattutto fa da monito a quelle attività di depistaggio e impedimento della verità che, chiaramente, in questa vicenda sono all'ordine del giorno e sulle quali vigiliamo"

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