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60 lavoratori ATS senza stipendio e contributi: altra "tegola" sull'Appennino|VIDEO

Oggi presidio e conferenza stampa davanti allo stabilimento con i lavoratori e i delegati di aziende dell'Appennino, compresa la Saga Coffee

ATS Microcast Spa di Pontecchio Marconi ha depositato l'8 novembre l'istanza di fallimento: è un'altra tegola che si abbatte sulla zona, con decine di lavoratori "coinvolti in una crisi aziendale su un territorio già pesantemente interessato da un processo decennale di de-industrializzazione, nonostante ci siano ordini, capacità produttiva e importanti competenze e professionalità", come rende noto Fiom Cgil Bologna. 

Oggi si sono tenuti il presidio e la conferenza stampa davanti allo stabilimento con i lavoratori e i delegati di altre aziende metalmeccaniche dell'Appennino (compresa la Saga Coffee di Gaggio Montano). I lavoratori dell'azienda di componenti meccaniche lottano per tenere aperta la loro azienda nella speranza che le manifestazioni di interesse raccolte dal curatore fallimentare si trasformino in proposte di acquisizione, continuando così a lavorare senza la certezza di essere pagati per mettere in sicurezza le linee produttive e interrompere in maniera ordinata la produzione.

Dalla scorsa settimana, i 60 dipendenti di Ats (in maggioranza donne) non ricevono più né stipendio né contributi. "La prima richiesta è l'attivazione degli ammortizzatori sociali: la cassa integrazione per cessazione non ha costi per la procedura e non si capisce perché non sia stata ancora aperta. Il curatore non ci ha ancora risposto, ma queste persone non hanno niente e ci sono intere famiglie, con moglie e marito, che lavorano qui", protesta Consuelo Mazzini della Fim-Cisl "Non si blocca l'attività di un'azienda che ha ordini come questa. Bisogna fare in fretta perché non si perdano lavoratori e ordini", aggiunge nella conferenza stampa convocata di fronte ai cancelli di Ats. "Ci sono 60 dipendenti a Pontecchio e deve rimanere così", scandisce la sindacalista.

"Questi lavoratori stanno lottando da due anni per mantenere il posto di lavoro", assicura Pasquale Di Domenico della Fiom. "Questa è una situazione che colpisce un territorio, che sta facendo fatica, sta perdendo occasioni di lavoro importanti. Qui si sono molte lavoratrici, spero si possa intervenire, in modo che partano gli ammortizzatori e che arrivi qualcuno che creda nell'azienda e investa sul territorio. Ma è qui che bisogna restare a lavorare", avverte il sindaco di Sasso Marconi, Roberto Parmeggiani. "E' fondamentale garantire la salvaguardia dei posti di lavoro e sbloccare la cassa integrazione. E' impensabile che l'azienda non paghi dipendenti", ammonisce il segretario della Fim-Cisl di Bologna, Massimo Mazzeo. "E' un momento difficile. Perché cominciamo ad avere tante vertenze in questo territorio. I lavoratori ai presidi sono i lavoratori che con il loro lavoro e le lotte da anni tengono aperte aziende che altrimenti sarebbero chiuse. Per questo bisogna creare pressione sociale perché si faccia presto e bene. Questo territorio non può perdere altri posti di lavoro", sottolinea il segretario della Fiom, Michele Bulgarelli. "Serve la cassa integrazione subito, serve che nei tavoli di confronto si discutano le manifestazioni d'interesse, che devono essere chiare sul sito, sui posti lavoro e sul rilancio. Altrimenti decideremo insieme come alzare livello del conflitto. Nessun lavoratore metalmeccanico sarà solo di fronte ai cancelli della propria azienda", garantisce Bulgarelli. (dire)

(Video Fiom Cgil Bologna)

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