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Ricorso chiusure per covid | Ristoratori perdono, ma non si fermano: "Discriminati. Appello a Bonaccini-Salvini-Meloni"

Stamattina un incontro davanti al ristorante storico Il Pappagallo. L'avvocato del gruppo: "Andremo davanti al Consiglio di Stato"

"Se stiamo entrando in zona arancione scuro quando le serrande sono abbassate è chiaro che non sia colpa dei ristoranti l'aumento dei contagi": il Comitato di Tutela Ristoranti (sabato scorso era sceso in piazza per una fiaccolata) non si arrende nonostante sia stato rigettato il ricorso al TAR (ieri, giovedì 24 febbraio 2021) in merito alle chiusure delle attività imposte dai decreti e indice una conferenza per dire che la battaglia continua con l’impugnazione dell’ordinanza davanti al Consiglio di Stato. Distanziati e "mascherati" si sono dati appuntamento davanti allo storico ristorante Il Pappagallo (i titolari Michele Pettinicchio e la moglie Elisabetta Valenti sono fra i ristoratori del comitato) con lo scopo di mettere a fuoco tre punti per loro fondamentali, dichiarandosi oggetto di discriminazione rispetto a tante altre attività che invece sono sempre rimaste aperte a parità di rischio infezioni.  

"L'istanza di sospensiva purtroppo è stata rigettata e non si è tenuto conto delle motivazioni dei ristoratori - spiega l'avvocato Massimiliano Bacillieri, legale rappresentante del gruppo di esercenti - mentre lì fuori, proprio a pochi mentri dai loro esercizi vediamo gruppi consistenti di ragazzi che ogni sera si incontrano e si passano bottiglie di mano in mano. Fra questi ristoratori non c'è nessun 'ribelle', nessuno di loro ha aperto quando non doveva e molti anzi, si sono adeguati al distanziamento e a tutte le normative anti-Covid". 

"Metteteci anche altre regole: noi le rispetteremo. Chiediamo solo di lavorare"

Un'appello va dritto alla politica, con tanto di nomi: "Stefano Bonaccini, Matteo Salvini e Giorgia Meloni sono i politici che hanno dimostrato di aver capito quelle che sono le nostre esigenze ed è a loro che ci rivolgiamo per chiedere un incontro e poterci finalmente confrontare - dicono i ristoratori - Sappiamo di avere ragione e non ci arrendiamo anche se le nostre aziende sono in ginocchi e ristori arrivano al 3% delle perdite subite". E facendo due conti a caldo, Elisabetta Valenti quantifica per il 2020 e per il suo ristorante una perdita intorno al milione di euro a fronte di un ristoro da 30 mila euro. 

"A Bologna ci sono zone di serie A e zone di serie B - dice Pettinicchio del Pappagallo - e noi ci sentiamo letteralmente e costantemente presi in giro. Da mesi avvisiamo le forze dell'ordine per segnalare assembramenti proprio davanti ai nostri occhi mentre noi guadagnamo zero e oltre a diventare aziende-rottami perdiamo anche i nostri dipendenti che si licenziano per cercare altri lavori, visti i ritardi delle casseintegrazioni. E non venite a dirmi che con il delivery e l'asporto si guadagna".

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Alessandro Chionsini, della locanda CelestiAle fa un confronto con le altre attività, quelle che sono rimaste sempre aperte: "Posso andare a comprare dei mobili svedesi, dell'abbigliamento da uomo francese, andare dall'estetista e tagliarmi i capelli. Ma non posso consumare un pasto fuori. Io credo proprio si tratti di una discriminazione". 

Le parole dell'Avvocato Massimiliano Bacillieri - VIDEO

I tre punti fondamentali che il Comitato di Tutela Ristoranti ha deciso di portare avanti: 

1. La “battaglia” era stata intrapresa in forma legale e come tale proseguirà, La linea comune condivisa è “retta”, ovvero rispettosa della legalità delle azioni da intraprendere. Il sentore tuttavia è che si tratti di un atto politico che si fa scudo dietro la pandemia. I ristoratori per questo si sentono fortemente discriminati. 

2. Per il sopracitato motivo il Comitato esprime la volontà di incontrare a un tavolo le parti politiche che più si sono esposte a favore degli interessi della categoria, a partire dal Governatore dell’Emilia Romagna e Presidente delle Regioni Stefano Bonaccini e poi ancora Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Il TAR non ha dato ascolto alle esigenze di un settore in forte sofferenza, e siccome il Comitato non ha colore politico, si è pensato a impostare la discussione “super partes”, con forze di governo e di opposizione. Il comitato chiede dunque apertamente un incontro chiarificatore. 

3. Il Comitato, per proseguire le attività, sta verificando l’opportunità di trasformarsi in Consorzio, sulla scia dell’esperienza di Modena e Parma, per costituire un solido supporto.

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