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Lunedì, 29 Aprile 2024
Movida e "malamovida" / Centro Storico

Movida, i residenti del centro diffidano il Comune: “Il tempo delle parole è finito”

Prima la diffida del comitato Petroni, poi la nuova a firma di quattordici comitati: rumore, igiene e assembramenti al centro della segnalazione. E paventano l’ipotesi di procedere per vie legali contro il Comune

Nuovo capitolo dello ‘scontro’ tra comitati dei residenti del centro storico e Comune di Bologna. Lo scorso 28 giugno l’associazione Via Petroni e Dintorni ha inviato una diffida al Comune, a firma dell’avvocato Antonio Petroncini, a cui era allegata una valutazione fonometrica sul rumore percepito nella via, specialmente nelle ore notturne. “Il Comune si era inizialmente messo a disposizione per fare le valutazioni fonometriche – dice Giuseppe Sisti, portavoce dell’associazione, all’incontro organizzato alla Sala Cenacolo della Basilica di Santo Stefano –, però non hanno fatto nulla, adducendo scuse come “Arpae non ha mezzi a disposizione in questo momento”. Allora la valutazione l’abbiamo fatta noi, con un’azienda privata e a spese nostre. Anche dopo i documenti presentati e aver presenziato agli Stati Generali della notte, dal Comune nessuna risposta formale. Io vorrei sapere cosa pensa il sindaco, vorrei sentire la sua voce”. Il rumore, secondo quanto sottolineato dall’avvocato Petroncini, supera di “oltre cento volte i limiti consentiti dalla legge, toccando picchi di 26 decibel”. Per il legale “sussiste obbligo da parte del Comune di ovviare al problema. Non si è, ad oggi, ottenuto nessun risultato: questo deve finire. Non è in gioco il decoro, ma la salute delle persone. Il resto sono chiacchiere. È come se ci fossero emissioni di gas o agenti patogeni: a questi livelli di intollerabilità sono la stessa cosa. Dal 28 giugno sono passati diversi giorni e nessuna risposta è stata fornita. Non voglio pensare che al Comune non interessi la salute dei cittadini”.

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Diffida congiunta

Ma non finisce qui. Dopo la prima PEC dell’associazione Via Petroni e Dintorni, l’avvocato è stato incaricato di una nuova diffida che tocca più punti e, soprattutto, porta la firma di quattordici realtà tra cittadini e comitati: le associazioni Via Petroni e Dintorni, Scipio Slataper, Santo Stefano e Dintorni, Spazio Bianchetti e i comitati Piazza Verdi Zona Universitaria, Guasto, Borghigiani, Moline (r)esiste, Capo di Lucca, Mascarella Vecchia, San Francesco e Dintorni, S. Vitale e Vicolo Broglio, Piazza San Martino e I love Santo Stefano. “Dopo la prima diffida – continua Petroncini – il gruppo dei comitati che si occupano di problemi in diverse zone del centro mi hanno incaricato per intervenire. Ieri (giovedì 13 luglio, ndr) alle 16.45 è stata inviata la diffida, che comprende diversi elementi. È bello che ci sia una città viva e bella anche di notte, nessuno vuole una città morta, ma bisogna rispettare le regole”.

Diversi i punti toccati nella lettera: dalle emissioni rumorose che superano i livelli massimi previsti dalla legge ai dehors, che secondo i residenti “potrebbero avere una funzione di riqualificazione estetica e sociale contribuendo a contrastare il degrado” ma solo “se fossero correttamente utilizzati, in ossequio alla normativa vigente”. C’è poi la questione relativa alla vendita di alcolici, venduti fuori limite orario da alcuni negozianti o venduti da venditori ambulanti “senza licenza, in orario notturno e in spregio alla normativa vigente”. A preoccupare, poi, è la questione igienica: “Le strade, i portici e i marciapiedi costellati di feci, urina e vomito sono ormai una conseguenza abituale della movida notturna”, a cui si aggiunge “una ulteriore sporcizia derivante dai rifiuti alimentari, lattine, bottiglie di vetro, piatti e bicchieri di plastica, cartoni di pizza e altri cibi da asporto”. C’è, infine, il problema degli assembramenti: “È addirittura avvenuto in passato che perfino le ambulanze abbiano avuto difficoltà a trovare un varco tra la folla. Si tratta di situazioni ricorrenti, fonte di grave pericolo per la collettività” si legge nel documento. “Dobbiamo aspettare che succeda una tragedia prima che si faccia qualcosa? – si chiede l’avvocato Petroncini –. Le norme esistono, non voglio sentire “facciamo quel che possiamo”. La responsabilità è di chi gestisce i luoghi, cioè il Comune di Bologna, e quindi del sindaco Lepore. Le norme esistono e c’è l’obbligo di farle rispettare. Il Comune faccia quello che deve. La risposta non dovrà essere in legalese ma quella di mettersi ad un tavolo e pensare a delle soluzioni. Loro devono ottenere il risultato. L’estrema ratio potrebbe anche essere quella di intraprendere le vie legali, ma naturalmente ne parleremo se e quando sarà necessario. Il tempo delle parole è finito”. 

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