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Anna Matino

Direttore Responsabile

Giuseppe, l'ennesimo lenzuolo bianco in un cantiere e il solito tran tran di appelli e promesse

Dopo la tragedia che ha investito Giuseppe Leanza, morto a 30 anni precipitando da un lucernario, nel dibattito cittadino il tema sicurezza sul lavoro torna al centro. Denunce, richieste, proclami e promesse. Il copione si ripete, si spera in un finale diverso

Dopo la tragedia che ha investito Giuseppe Leanza, l'operaio 30enne morto lunedì scorso a Borgo Panigale mentre era al lavoro in un capannone,  nel dibattito cittadino il tema sicurezza sul lavoro torna al centro. Denunce e richieste varie si alternano a molteplici proclami e promesse . Un po' un copione che si ripete ogni volta che un lenzuolo bianco compare in un cantiere. Oggi succede con Giuseppe, ieri con i colleghi ai quali lo lega la stessa fatale sorte.  

Denunce e richieste dopo la morte di Giuseppe. Si pensa anche all'omicidio sul lavoro

E' di stamane l'appello dell'Unione sindacale di base Bologna che ripercorrendo il drammatico incidente solleva preoccupazioni per la situazione generale: "L'operaio deceduto era impiegato con una ditta esterna alla sistemazione delle coperture in un capannone a Borgo Panigale a Bologna, era al lavoro a un lucernario, e dalle prime ricostruzioni pare abbia ceduto, facendolo precipitare da una decina di metri - si legge in una nota - Al di là della dinamica, ancora in via di accertamento, non smetteremo mai di ripetere che sono tante, troppe le morti sul lavoro e non accennano a diminuire. Questa triste statistica è aggravata dal fatto che quasi il 70% degli infortuni fatali riguarda lavoratori e lavoratrici giovani, sotto i 40 anni".

Non può non tornare alla memoria la tragedia sfiorata solo pochi giorni fa in un cantiere edile del quartiere Porto, dove è crollata sul cantiere e in mezzo alla strada abbattendosi sul palazzo di fronte e solo miracolosamente non vi sono state vittime.

"La messa in sicurezza di ogni cantiere e luogo di lavoro, la dotazione di ogni strumento necessario a prevenire deve essere una priorità per le istituzioni e i datori, in cui investire concretamente - aggiunge USB Bologna -Troppo spesso invece si lesina, oltre che sui salari, proprio sulla salvaguardia dei dipendenti. Per questo rivendichiamo non solo maggiori tutele, ma una legge che istituisca il reato di omicidio sul lavoro, per obbligare le imprese a dotarsi di ogni mezzo necessario alla nostra tutela e penalizzare chi, per risparmiare, non lo fa.

Nel dibattito si inserisce la Curia

Nel dibattito sul tema sicurezza nel mondo lavorativo si è inserita anche la Chiesa di Bologna, per voce del cardinale Matteo Zuppi. L'arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, commentando l'incidente mortale a Borgo Panigale ha voluto sottolineare che "i diritti restano diritti, non sono piaceri. Non devono diventare optional o mancette offerte per sentirsi migliori. Su questo c'è ancora molto da fare".

 "Ci deve interrogare tantissimo - aveva rimarcato Zuppi - per capire come garantire la sicurezza per tutti. Di recente è stata sottolineata ancora la gravità della situazione e penso che la garanzia del lavoro per tutti, partendo dai più fragili, in realtà aumenta il livello di sicurezza per tutti quanti. Non dobbiamo mai dimenticare che siamo tutti fragili e cominciare dai disabili significa proteggere tutti quanti noi".

Infine, secondo il presidente Cei, "anche sulla formazione professionale abbiamo ancora tanto da fare. La formazione deve avere piena dignità e deve corrispondere davvero alle reali necessità delle persone e del lavoro", sostiene Zuppi.

Le promesse dell'amministrazione locale  

Non sono mancate le parole del primo cittadino di Bologna, Matteo Lepore, che dicendosi "confidente nel lavoro delle autorità inquirenti" per chiarire eventuali responsabilità e la dinamica dell’incidente che è costato la vita a Giuseppe, ha rilanciato la promessa - per conto dell'intera Città metropolitana - di un "impegno, insieme alle altre istituzioni, ai sindacati e al mondo delle imprese, affinché incidenti di questo genere non si ripetano".

I numeri (in crescita) delle morti bianche in Regione

Quanto accaduto questa settimana alla prima periferia di Bologna non resta un fatto isolato. Tutt'altro. E la vicenda si inserisce in un contesto generale costellato da difficoltà serie e profonde. Come dimostrano i dati. Le denunce di infortunio sul lavoro rilevate dall'Inail nei primi due mesi del 2022 sono state 121.994, il 47,6% in più rispetto allo stesso periodo del 2021, 114 delle quali con esito mortale (+9,6%).  E in Emilia-Romagna si parla di 12.695 infortuni (11.519 durante il lavoro e 1.176 negli spostamenti per attività professionale): le denunce in regione, rispetto al 2021, sono cresciute così di oltre 2.000 unità, +20,3%.

Le morti bianche denunciate in regione sono state 11 (otto sul posto di lavoro e tre in itinere), uno in meno rispetto ai primi due mesi del 2021 (-8,3%). A livello nazionale inoltre sono in aumento le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 8.080 (+3,6%).

I numeri snocciolati la scorsa primavera avevavo allarmato non poco il Patronato Acli di Bologna. E per due motivi. Il primo: "Se il trend fosse confermato- avvertiva allorae il presidente del Patronato Acli di Bologna, Filippo Diaco- anche nei prossimi mesi ci troveremmo davanti ad una situazione di estrema gravità e complessità, per la quale anche le politiche di prevenzione fin qui adottate evidenziano la propria inefficacia a contenere il fenomeno degli infortuni e delle tecnopatie nel nostro Paese". Le cui cause "sono sicuramente molteplici e anche conseguenza della riapertura totale delle attività, a partire da quelle produttive, ma probabilmente con condizioni differenti rispetto al pre-pandemia".

Il secondo motivo di allarme per Acli era dovuto al fatto che "da quanto rileviamo dagli sportelli del Patronato i numeri reali sono più alti a causa delle mancate segnalazioni. L'assenza delle denunce e segnalazioni diventano una mancata tutela dei diritti. Lo ribadiamo: la tutela della salute nell'ambito del lavoro è un diritto che va esercitato senza alcuna remora".

La proposta del Patronato Acli in quell'occasione fu di creare "una nuova cultura della prevenzione, che deve accompagnare le aziende in un percorso virtuoso anche con incentivi economici in particolar modo verso quelle imprese che investono in sicurezza". E poi "diffondendo la cultura della prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro, attraverso campagne specifiche di informazione e svolgendo presso gli sportelli tutti i servizi di assistenza per la tutela dei lavoratori necessari per ottenere ciò che spetta loro di diritto".

I dati a Bologna

Guardando alla città di Bologna, i numeri  dell'Osservatorio sugli infortuni e sulle malattie professionali della Cgil lo scorso mese di marzo parlava di infortuni sul lavoro  in aumento di quasi il dieci per cento tra il 2021 e il 2020 (nel 2021 ne sono stati denunciati 16802) , mentre i 'mortali' si sono fermati alla comunque tragica cifra di 26 decessi sul posto di lavoro. Tra questi come non ricordare la sconvolgente morte del giovane Yaya, lo scorso autunno, finito schiacciato sotto un camion all'Interporto. Tragedia che scosse nel profondo la comunità e che diede vita a una serie di mobilitazioni, nonchè proclami e richieste di incremento dei controlli e delle politiche di di sicurezza. Oggi come allora appunto. Sperando che non restino parole al vento. E che questo film stavolta abbia un finale diverso. Perchè no, non si può e non si deve morire di lavoro.  

   

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