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Cronaca

Bambini, lo smog aumenta il rischio di ricovero per bronchiolite

Uno studio realizzato da Sant'Orsola, UniBo, ENEA e CNR-ISAC rivela che nei più piccoli, gli alti livelli di polveri sottili, benzene e diossido di azoto aumentano il rischio di accesso in pronto soccorso e ospedalizzazione

Uno studio realizzato dall’IRCCS in collaborazione con l’Università di Bologna, ENEA e CNR-ISAC ha rivelato che nei pazienti più piccoli, gli alti livelli di polveri sottili, benzene e diossido di azoto aumentano il rischio di accesso in pronto soccorso e ospedalizzazione per bronchiolite.

La ricerca, pubblicata pochi mesi fa sulla rivista “Pediatric Pulmonology”, ha analizzato retrospettivamente i dati dei 2.902 bambini di età inferiore a un anno affetti da bronchiolite acuta visitati (circa la metà poi ricoverati) presso la Pediatria del Policlinico di Sant’Orsola - tra l’ottobre del 2011 e il marzo del 2020 -. Gli accessi al Pronto Soccorso Pediatrico e i ricoveri sono stati messi a confronto con i valori quotidiani del particolato atmosferico (PM10 e PM2.5), del benzene e del diossido di azoto monitorati da tre centraline dell’Arpae posizionate nell’area urbana di Bologna.

Aumento del rischio di ricovero

L’analisi ha provato l'associazione tra alti livelli di PM2.5 - il cosiddetto “particolato fine” - nelle quattro settimane precedenti gli episodi di bronchioliti e un aumento del rischio di ospedalizzazione. Anche le concentrazioni elevate di benzene e diossido di azoto registrate in alcune stagioni hanno avuto un effetto negativo sul decorso delle bronchioliti dei bambini.

L’ipotesi, del resto, ha una spiegazione. “Prima di tutto – spiega il professor Marcello Lanari, direttore della Pediatria dell’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola e autore dello studio - un bambino ha fisiologicamente una frequenza respiratoria superiore rispetto a un adulto e inala dunque proporzionalmente più sostanze tossiche. Inoltre, sia che venga trasportato nel passeggino sia che abbia già iniziato a camminare autonomamente, tende a respirare vicino al suolo, proprio dove gli inquinanti si raccolgono in concentrazioni maggiori. Infine, l’apparato respiratorio è ancora in evoluzione e quindi più sensibile allo stress ossidativo che danneggia le cellule”.

“Il nostro studio conferma, dunque, come l’incremento delle infezioni respiratorie, e in particolare delle bronchioliti, sia una delle tante conseguenze negative sulla salute umana dell’inquinamento dell’aria”. Proprio per questo motivo, conclude Lanari, “se un genitore ha l’opportunità di uscire con i propri figli, soprattutto durante le ore della giornata nelle quali si registrano i picchi di smog come quelli delle scorse settimane, sarebbe preferibile portarli a spasso in campagna, in collina o comunque in aree non densamente urbanizzate. Il parco può essere un buon posto se non ha tanto traffico veicolare attorno, ma in città è difficile garantirlo. Purtroppo una scelta può anche essere quella di tenerli in casa, almeno nelle giornate e nelle fasce orarie con maggiori picchi di inquinamento”. 

Cos’è una bronchiolite?

Un’infezione virale acuta, più frequentemente da virus respiratorio sinciziale, che colpisce il sistema respiratorio dei bambini soprattutto nel primo anno di età. Il processo patologico, spiega il Policlinico, interessa bronchi e bronchioli (le piccole diramazioni terminali dei bronchi che terminano all’interno dei polmoni), determinando un processo infiammatorio e un incremento della produzione di muco, con ostruzione delle vie aeree, possibile desaturazione e insufficienza respiratoria. Nei più piccoli insorge spesso anche una difficoltà all’assunzione dei pasti, con possibile disidratazione.

Nella maggior parte dei casi febbricola e rinite sono i primi sintomi a manifestarsi, seguiti dallo sviluppo di una tosse insistente che tende ad aggravarsi con il passare del tempo e rifiuto dei pasti.

Cosa fare

Nessun allarme, è bene rivolgersi al pediatra di famiglia o, in sua assenza, alla Pediatria del pronto soccorso. In genere la bronchiolite tende a risolversi spontaneamente senza conseguenze, ma talvolta la sintomatologia può aggravarsi fino a rendere necessario il ricovero in ospedale. Tale evoluzione è più frequente nei neonati e nei piccoli lattanti durante i primi mesi di vita, ma alcuni fattori quali la prematurità, la presenza di cardiopatia congenita, fibrosi cistica, immunodeficienza e anomalie congenite delle vie aeree possono aggravare il quadro clinico.  

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