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Cronaca

Camere penali: "Situazione allarmante alla Dozza", e lunedì arriva il sottosegretario

Quasi 300 presenze in più della capienza regolamentare, 3 detenuti per cella, temperature altissime e scarsa igiene.  L’Osservatorio Carcere e l’Ordine degli Avvocati di Bologna chiede l'intervento del Governo

Il sottosegretario alla giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove visiterà lunedì 31 luglio il carcere della Dozza, dopo le denunce sul numero di detenuti raggiunto nelle ultime settimane. Sarà accompagnato anche da due politici bolognesi, il sottosegretario ai trasporti Galeazzo Bignami e il senatore Marco Lisei. 

Dopo il grido di allarme del sindacato dei penitenziari, l’Osservatorio Carcere della Camera Penale e i rappresentanti del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Bologna hanno verificato di persona che la situazione "all’interno dell’Istituto è allarmante. E non solo per i numeri. Ad oggi, la struttura accoglie 796 detenuti, nonostante la capienza regolamentare sia inferiore a 500 persone. Particolarmente allarmante è la situazione nella sezione 'nuovi giunti', ove – a fronte di una capienza di 20 persone – si contano 38 presenze, di cui solo 10 sono effettivamente arrivati in carcere da pochi giorni". 

"Temperature intollerabili, tre detenuti per ogni cella"

Per gli avvocati Nicola Mazzacuva, presidente della Camera penale di Bologna, Flavio Peccenini presidente del CdO di Bologna, Federico Maria Fischer, segretario della Camera penale, Ettore Grenci, referente della Commissione Diritti Umani e Desi Bruno, responsabile Osservatorio 'Diritti umani, carcere ed alti luoghi di privazione della libertà' "la situazione appare ancor più critica se si considera che ogni cella ospita tre detenuti, che vivono in regime chiuso, in palese violazione dell’ordinamento penitenziario per coloro che vi rimangono ristretti fino a fine pena e che, pertanto, dovrebbero ricevere un’offerta rieducativa e di reinserimento sociale. La condizione di sovraffollamento generale è resa ancora più insopportabile dalla calura estiva, che rappresenta ormai una costante delle estati bolognesi".

"Nelle celle e nei corridoi si registrano temperature altissime - scrivono nella relazione - i detenuti non hanno disponibilità di acqua fresca e gli unici ventilatori sono posizionati nelle salette socialità delle sezioni, ove presenti. Pur essendo apprezzabili gli sforzi dell’Amministrazione di reperire ventilatori da posizionare nelle celle, ribadito nelle dichiarazioni di questi giorni della Direttrice che auspica addirittura che non ci siano più ingressi in questo periodo in istituto, dobbiamo constatare che ogni intervento adottato dopo oltre due mesi dall’inizio della stagione estiva, non può ritenersi adeguato a garantire la salute dei detenuti e degli operatori del Carcere. Né tanto meno può considerarsi sufficiente la possibilità concessa ai detenuti di alcune sezioni di acquistare mini-ventilatori a pile che hanno una autonomia minima, a fronte di costi non esigui e di fatto di nessuna utilità".

Gli avvocati ritengono che "potrebbe essere utile introdurre un maggior numero di refrigeratori, per poter usufruire di cibo e bevande a temperature tollerabili. Infatti, non sono infrequenti i malori dovuti alla situazione attuale, rispetto ai quali non è sempre garantita un’assistenza sanitaria tempestiva e adeguata, soprattutto in orario notturno, come hanno riferito alcune persone ristrette" continuano. 

Igiene precaria e disagio

"La promiscuità e il sovraffollamento - osservano - favoriscono anche la diffusione di malattie infettive (soprattutto scabbia e tubercolosi) per le quali, peraltro, non è previsto un totale isolamento, considerate i numeri delle presenze. La situazione risulta altresì acuita dalle precarie condizioni igieniche della struttura, in cui vi sono addirittura sezioni infestate da scarafaggi. Per garantire la pulizia personale, riteniamo auspicabile reintrodurre la possibilità per i detenuti di usufruire autonomamente di lavatrici in ogni sezione, il cui uso è attualmente soppresso e sostituito dal servizio di lavanderia del carcere (a pagamento), sfavorendo i detenuti con minor possibilità economiche".

Le condizioni di lavoro dei penitenziari

"Difficili, per usare un eufemismo, le condizioni di lavoro - incalzano - soprattutto del personale penitenziario, a contatto con situazioni di disagio psichico sempre più marcato e spesso chiamato a svolgere ruoli di supplenza rispetto ad altre figure professionali. E’ evidente che qualunque tentativo di ridurre il danno da parte dell’Amministrazione penitenziaria locale non può che sottolineare la necessità di un intervento urgente della politica e delle Amministrazioni anche locali, che affronti il tema della dismissione di edifici fatiscenti, inadatti ad applicare un regime decoroso di vita penitenziaria, la cui manutenzione è dispendiosa e spesso inutile, e di aprire spazi meno avvilenti all’espiazione della pena, laddove davvero necessaria e non sostituibile con misure altre , e di dotare questi spazi di personale adeguato".

"Non basta affermare - concludono - che in carcere forse non si scende sotto lo spazio minimo vitale dei 3 mq a persona detenuta: chiunque ha il potere e il dovere istituzionale di vigilare e di intervenire vada a constatare qual è lo stato attuale della detenzione nel carcere della Dozza (come altrove), e agisca di conseguenza. In tempi di riforma auspicata del sistema giustizia, auspichiamo che il Ministro di Giustizia voglia intervenire, come ha già fatto, su questo tema. A fronte di quanto rilevato, dobbiamo ricordare che ogni istituto detentivo è un luogo di privazione della (sola) libertà personale e non certo degli altri diritti inviolabili dell’uomo, quali la salute e la dignità". 

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