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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Niente casa popolare per gli uomini autori di violenza sulle donne

Lo ha deciso il Comune di Bologna in accordo con la Regione, le aziende di edilizia popolare, i comuni dell’area metropolitana, i sindacati e i centri antiviolenza

Dalle graduatorie per le case popolari saranno interdetti agli uomini giudicati per violenza domestica nei confronti delle donne. Lo ha deciso il Comune di Bologna, in accordo la Regione Emilia-Romagna e con i comuni dell'area metropolitana bolognese, le aziende casa del territorio, i sindacati e le associazioni di proprietari e inquilini, i centri antiviolenza. La regola sarà introdotta nel nuovo regolamento comunale che, appunto, regola l’edilizia popolare, ma non è l’unico punto deciso. Nel regolamento, infatti, verranno aggiunti punti preferenziali “per le donne vittime di violenza”, ed è prevista “la decadenza dall’assegnazione dell'alloggio nei confronti dell'assegnatario autore di delitto di violenza domestica". A questo fa seguito "il diritto al subentro nella titolarità del contratto di locazione da parte degli altri componenti del nucleo". Il tutto avviene "in caso di condanna, anche non definitiva, o di applicazione della pena su richiesta delle parti". Se invece un uomo viene allontanato dalla casa familiare, l’assegnazione Erp viene sospesa, ma gli altri componenti del nucleo familiare possono rimanere nell’appartamento.

Inoltre, il Comune di Bologna – come scrive l’agenzia Dire – si impegna nel reperire immobili sfitti da destinare alle donne vittime di violenza. Nel caso di appartamenti privati, la locazione dovrà essere a canone concordato e per il proprietario dell’immobile ci sarebbe il vantaggio di una aliquota agevolata: il tutto, se la donna ospite vorrà rendere nota la sua situazione al locatore. Il protocollo, che ha una durata di tre anni, ha in sostanza l'obiettivo di "favorire l'autonomia abitativa delle donne vittime di violenza" e nasce dal "diffondersi di episodi di violenza sulle donne nei territori della Città metropolitana di Bologna", a cui si accompagna "un numero annuale ormai costante di donne accolte dai servizi di ascolto e sostegno, dalle strutture di pronta accoglienza e dalle case rifugio dislocate sull'intero territorio metropolitano".

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