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Cronaca

Terza ondata, in sovraccarico la centrale 118: 100 interventi Covid al giorno, il doppio di un anno fa

A fare il punto è Cosimo Picoco, direttore della Centrale operativa Emilia-Est. In totale nell'ultima settimana 206 interventi Covid, circa il 30% di tutte le emergenze

Quando siamo entrati nella centrale operativa del 118 Emilia-Est, a fine novembre 2020, a Bologna e provincia si facevano 61 interventi Covid al giorno. Ora se ne fanno 109. Durante la prima ondata dell'epidemia, ad aprile 2020, il picco è stato di 50-60 al giorno.

A fare il punto della situazione è Cosimo Picoco, direttore della Centrale operativa Emilia Est, che copre i territori di Bologna, Imola, Modena e Ferrara. In totale nell'ultima settimana si sono toccati i 206 casi Covid, circa il 30% di tutte le emergenze. 

Marzo 2021, un anno dopo. Qual è la situazione attualmente?

 "Partiamo da un po' di numeri. A fine settembre-ottobre gestivamo più o meno 12 casi covid al giorno, ora sono 206. Siamo nel pieno dell'ondata partita in autuno che si è evoluta fino ad ora. Da febbraio i casi sono aumentati velocemente e siamo arrivati, dai 113 interventi covid al giorno di un mese fa, ai 206 dell'ultima settimana, nel periodo che va dall'1 al 9 marzo".

"Per quel che riguarda l'Ausl di Bologna, a settembre registravamo numeri bassissimi, cinque casi covid al giorno, a febbraio 58 e ora 109. Si pensi che durante il picco della prima ondata se ne gestivano massimo 50-60 al giorno. In generale le emergenze, quelle non covid, sono calate, così come era accaduto un anno fa. Chi presenta problemi di lieve entità, infatti, non chiama il 118 per paura di arrivare in ospedale, dove il virus circola. Attualmente i servizi covid, non le telefonate, rappresentano più o meno il 30% di tutte le emergenze".

Negli ospedali si riconvertono più letti possibile e sembra non bastare. Questo si riflette anche sulle chiamate al 118? 

"Per quanto riguarda i livelli di criticità dei pazienti, siamo più o meno in media con i dati precedenti: ad ottobre i pazienti domiciliati erano l'88% e ora sono l'83% ì, quindi c'è stato un lieve incremento della criticità. In pratica quelli che per noi sono i codici 2-3-4, ovvero le persone più gravi che necessitano di ospedalizzazione, sono passati dal 12% di ottobre al 18% dell'ultima settimana. Ma questo è quello che vediamo noi, che è solo una parte di quello che si vede in pronto soccorso perché lì c'è chi arriva in ospedale con mezzi propri, senza ambulanza".

L'età media dei ricoveri ora è più bassa, i pazienti più giovani. Hanno paura? 

"La percezione degli operatori è che queste persone chiamino già con problemi respiratori avanzati ma non c'è questa percezione di particolare panico. Diciamo che la situazione è uguale a quella di prima con la differenza che ora ci sono meno anziani. Una nota interessante è che ora, rispetto a dicembre-gennaio, quando avevamo diversi casi delle case di riposo, i cosiddetti grandi anziani, quei casi adesso non ci sono; probabilmente per effetto della vaccinazione". 

Eravate preparati a questa terribile ondata?

 "Non siamo nella situazione di emergenza in cui versano gli ospedali, ma siamo in sovraccarico. I casi covid sono aumentati e quindi anche il lavoro perché gestire un intervento covid significa, poi, non poter utilizzare un'ambulanza per circa un'ora. Le operazioni di sanificazione richiedono tempo e questo comporta un sovraccarico. Nel corso del tempo comunque abbiamo richiesto risorse aggiuntive con più mezzi in copertura".

"Come Ausl di Bologna, come succede anche nelle altre aziende della regione, abbiamo un'organizzazione tale da rendere difficile che si verifichino episodi che abbiamo visto in altre parti d'Italia, con file di ambulanze fuori dagli ospedali. Per quanto riguarda la nostra centrale operativa, non perdiamo nessuna chiamata e ora siamo sulle 1.200-1.300 chiamate al giorno, il 20% in più rispetto ai mesi scorsi. Riusciamo a garantire la risposta, avevamo già potenziato la squadra con un altro operatore primo filtro. Inoltre durante la prima ondata, un anno fa, quando in un solo giorno abbiamo raggiunto oltre 3mila chiamate, c'erano molte richieste incongrue dovute al caos e al panico del momento, ma di per sé le emergenze non erano aumentate. Adesso le persone sono più informate e coscienti dei percorsi da seguire e quindi si rivolgono ai medici di famiglia, dipartimenti e numeri verdi".

Come siete organizzati? Se la crescita continua, qual è il piano? 

"Se ci fosse una maxi emergenza nei prossimi giorni, avremmo bisogno di reclutare ulteriori risorse. Nell'eventualità in cui si verificasse un aumento dei casi, abbiamo già redatto un piano per l'aumento delle risorse. Ad oggi in totale in centrale ci sono dieci operatori, compreso un coordinatore di turno per le 12 ore diurne. L'anno scorso in prima battuta abbiamo potenziato da due a quattro gli operatori filtro. Ora ce ne sono due, siamo pronti a raddoppiarli. Gli operatori di ricezione erano passati da otto a 14 e infatti, superata la fase più acuta, abbiamo preparato una saletta accessoria con sei postazioni. Adesso la stiamo utilizzando, ma non a pieno regime. Inoltre abbiamo creato la figura dell'operatore Covid, il cosiddetto flussista, che è rimasta tale. Sulle risorse ci siamo, al momento l'unica cosa che resta da limare è la flotta: abbiamo preso due nuove ambulanze in città e chiesto ulteriori risorse alla pubblica assistenza".

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