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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Festa in parrocchia per 13 rifugiati "tigrini", Rizzo Nervo: "Lì terremo fra le braccia di Bologna"

Sono arrivati attraverso un corridoio umanitario e provengono dalla regione etiope del Tigray, dove la guerra civile in due anni ha fatto 800mila vittime e 2,5 milioni di sfollati, al confine con il Sudan

Sono arrivati ieri a Bologna 13 rifugiati politici eritrei. Provengono da un un campo profughi in Etiopia, nella regione del Tigray, dove è in atto una guerra civile quasi dimenticata che in due anni ha fatto 800mila vittime e 2,5 milioni di sfollati, e che si trova al confine con il Sudan, lacerato da violenti scontri tra l'esercito regolare e i paramilitari, dopo il genocidio del Darfur di 20 anni fa. 

Ad accoglierli con una festa alla parrocchia di San Vincenzo de’ Paoli in San Donato anche l'assessore comunale al welfare Luca Rizzo Nervo: "Lì terremo fra le braccia di Bologna, che proverà a renderli cittadini sin dal primo giorno, provando ad essere comunità ospitale, possibilità concreta per il loro futuro - ha scritto l'assessore in una nota - E così l’immigrazione, nell’incontro con queste storie, con questi occhi, con questi vissuti, smette di essere polemica sterile da talk show e diventa esperienza comunitaria generativa e trasformativa".

I 13 migranti sono arrivati in aereo "attraverso un corridoio umanitario. In sicurezza. Senza tragedie del mare. Senza le giustificazioni ipocrite del giorno dopo" spiega Rizzo Nervo "Dentro l’abbraccio accogliente della Comunità di Sant’Egidio che ha promosso e organizzato il corridoio, ultimo di tanti altri prima. Dimostrando che tutto questo sarebbe possibile se in questo Paese le migrazioni regolari non fossero cinicamente limitate e fatte diventare eccezione".

"Sono fra i sorrisi di una bellissima festa di benvenuto che la comunità parrocchiale di San Vincenzo de’ Paoli in San Donato - che gli darà accoglienza - ha organizzato per loro. Non fra le lacrime disperate di parenti che seppelliscono figli diciassettenni inghiottiti dal mare (d’indifferenza e cinismo) che abbiamo abbracciato solo poche settimane fa. Chi dice che non è possibile, che è buonismo, non si è mai dato la possibilità di conoscere la bellezza dell’incontro con queste vite. Io oggi, una volta di più, mi son concesso questo lusso" conclude l'assessore. 

Bologna accoglierà anche 12 migranti a bordo della 'Humanity 1' della ong SOS Humanity arrivata il 25 aprile al porto di Ravenna, salvate nei giorni scorsi al largo della Libia. 

Cosa succede nel Tigray 

Nel 2018, il principale partito del Tigray, il Fronte Popolare di Liberazione del Tigray (TPLF) ha rifiutato la prospettiva di un partito unico proposta dal Primo Ministro Abiy che aveva anche rimandato le elezioni nazionali a causa del COVID-19, estendendo di fatto il proprio mandato. In risposta, il TPLF ha indetto elezioni regionali indipendenti dichiarate illegali dal Governo che ha interrotto qualsiasi tipo di finanziamento alla regione fino al conflitto del novembre 2020.

"Ad oggi, la situazione in Tigray è quella di una grave emergenza umanitaria - scrive Save the Children - che sta avendo un impatto devastante su un contesto già particolarmente difficile sul piano dell’accesso alle risorse, della sicurezza alimentare e della protezione. A tutto questo si sono sommate le conseguenze date dalla pandemia di COVID-19, che sta mettendo a repentaglio la salute della popolazione già perennemente provata dell’assenza di medicinali, dispositivi medici adeguati, dal sovrappopolamento di alcune aree e dalla mancanza di servizi igienici e sanitari. Ai disagi di una popolazione in cui si contano 2.1 milioni di bambini e bambine in stato di bisogno, si aggiunge la fuga di migliaia di persone in cerca di riparo dal conflitto. Nonostante la chiusura dei confini e delle comunicazioni nella regione, infatti, più di 60.000 persone hanno cercato rifugio in Sudan negli ultimi mesi, molte delle quali sono donne, bambini e bambine".

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