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Cronaca

Vincent muore suicida su TikTok. L’avvocato: “Nel telefono trovate cose sconcertanti”

La determinazione del papà: "Manca una legge che tuteli le vittime, dato che non esiste un reato specifico di cyberbullismo"

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“Dalle chat di TikTok nel telefono abbiamo trovato delle cose sconcertanti che dimostrano come Vincent fosse vittima di ogni tipo di angheria, tra cui gravi minacce”. La voce è quella di Daniele Benfenati, avvocato della famiglia di Vincent Plicchi, il giovane bolognese morto suicida lo scorso ottobre in diretta su TikTok. L’occasione è stata quella di una conferenza stampa organizzata dall’amministrazione per annunciare un murales in ricordo del 23enne. L’opera, commissionata agli artisti Alessandro ‘Dado’ Ferri, Massimiliano ‘Rusty Landuzzi, Riccardo ‘Draw’ Raviola e Elvis ‘Mambo’ Pregnolato, sorgerà nei giardini Lunetta Gamberini, sui muri dell’Istituto comprensivo 21.

“Abbiamo fatto ricorso al tribunale – continua Benfenati – per riaprire il profilo TikTok di Vincent e capire cosa c’è dentro. L’azienda ha ricevuto l’atto, e io sono personalmente in contatto con lo studio legale di Milano che cura i loro interessi”. Il 29 febbraio è fissata l’udienza al Tribunale di Bologna: “È un atto dovuto, e se non cambierà nulla in corso d’opera non troveremo opposizione da parte loro a dar corso alla decisione del giudice”. Riaprire il profilo di Vincent Plicchi sarà fondamentale per scandagliare il profilo e le chat del 23enne, con il fine di tirare fuori “elementi utili a valutazioni di carattere penale”.

Per ora, però, non c’è né una denuncia né un fascicolo aperto: “Il giorno dopo al suicidio di Vincent, sui blog e sui giornali si leggeva di queste 'confessioni', di questi ragazzi che avevano detto 'siamo stati noi'. La Procura non va su TikTok, ma credo che, stimolata nel modo giusto, potrà procedere ad una indagine fatta per bene. Stiamo parlando di tante persone in ballo, italiane e non italiane: sembrava che, quando non sapevano cosa fare, andassero tutti a offendere Vincent. C'è chi ha accusato Vincent anche di essere un pedofilo, perché aveva mandato un paio di messaggi ad una ragazza di 17 anni. Vincent – conclude il legale – non aveva nulla che non andasse, lo conoscevo da quando era nato. Era solo troppo buono e troppo ingenuo, forse".

La determinazione del padre

Presente alla conferenza stampa, ovviamente, anche il papà di Vincent, Matteo Plicchi. “Noi siamo qui per dare un messaggio – dice ai cronisti presenti – ma sono le istituzioni che dovranno combattere il cyberbullismo e dare un supporto alle famiglie. Purtroppo, non c’è una legge che tuteli le vittime, dato che non esiste un reato specifico di cyberbullismo. Esiste l’istigazione al suicidio, ma anche questa accusa sembra un’impresa farla riconoscere. Siamo quindi alla diffamazione, cioè niente. Io perdo un figlio e la risposta è la diffamazione”. Ma Plicchi non si è arreso così facilmente, ed ha delegato un team specializzato per un’indagine privata sulle chat presenti nel cellulare del figlio Vincent, in cui sono state alcune “cose sconcertanti”, come detto dall’avvocato Benfenati. “Per fortuna che ho due soldi da spendere per questa indagine privata – continua Plicchi – altrimenti non potrei sapere niente. Sarei un padre che porta i fiori al cimitero e basta”.

“Ci sono state delle confessioni online – dice ancora il padre – le hanno riportate anche i giornali, ma la Procura non può procedere d’ufficio. Mi sembra assurdo. Per procedere servirebbe una denuncia, che io per ora non faccio perché mi sembra assurdo che non si possa muovere in autonomia chi di dovere”. 

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