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Centergross: "Per chi fa export a rischio un giro d'affari di 700 milioni" | VIDEO

Numeri, scenario attuale e futuro. Il Presidente Scandellari traccia un'analisi della situazione nella quale versano le circa 700 realtà presenti all’interno del polo. E dal CenterGross anche la commozione di chi è stato raggiunto dalla guerra. Improvvisamente, nel pieno di una fiera, nel cuore di Mosca

Il Centergross, il più importante polo europeo del 'Pronto Moda Made in Italy', ha sempre lavorato molto con la Russia e adesso, visto il conflitto in Ucraina, si trova in un momento di forte crisi per l'export russo che rappresenta il 30% .

Infatti delle 700 realtà presenti all’interno del Centergross, per un fatturato aggregato di circa 5 miliardi e 6mila lavoratori al netto dell’indotto, il 70% opera nel settore fashion e fin dalla caduta dell’Unione Sovietica la Russia rappresenta il 30% dell'export. Un giro d’affari che sfiora il miliardo all’anno.

Per queste ragioni il presidente Piero Scandellari ha inviato una lettera al ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, e al Presidente Agenzia ICE, Carlo Ferro, con una richiesta urgente di misure a sostegno delle imprese italiane penalizzate dall’attuale crisi geopolitica.  

Centergross, la lettera di Scandellari al ministro Giorgetti

"Vi scrivo nella mia qualità di Presidente di Centergross Srl, distretto sito alle porte di Bologna dove sono presenti circa 700 aziende per un fatturato aggregato di circa 5 miliardi e 6mila lavoratori, al netto dell’indotto. Il 70% delle nostre Aziende opera nel settore fashion facendo del Centergross, di fatto, il più importante polo europeo del “Pronto Moda Made in Italy”, un’eccellenza italiana che storicamente ha sempre lavorato molto con la Russia: parliamo di una quota pari a circa il 30% del mercato moda delle nostre aziende e del rispettivo indotto sui fornitori che sono anch’essi perlopiù del territorio, per un giro d’affari che sfiora il miliardo all’anno". 

"Considerate che quest’anno cade il 45° anniversario della fondazione di Centergross – dettaglia – e che i rapporti con quello specifico mercato sono consolidati al punto che nel nostro distretto sono presenti da anni agenzie di buyer russi che svolgono l’attività di intermediari tra i nostri brand e le catene commerciali russe. Dai primi giorni di questo drammatico conflitto sto ricevendo decine di telefonate da parte di imprenditori letteralmente disperati per aver visto andare in fumo commesse importantissime per i loro bilanci, soprattutto in considerazione del fatto che, come il resto del tessuto produttivo, hanno dovuto profondere sforzi enormi per rimanere in piedi nella tempesta scatenata dalla pandemia e per fare fronte al salasso derivato dalla crisi energetica". 

"Come certamente sapete noi bolognesi non siamo persone abituate a lamentarsi, per indole preferiamo rimboccarci le maniche e affrontare le difficoltà: ciò però non toglie che esista un’oggettività delle cose che oggi mi impone di chiedervi di sostenere economicamente le imprese italiane per le quali il mercato russo rappresenta una quota importante del fatturato. Noi, come Centergross, siamo già al lavoro per fare la nostra parte e, – conclude Scandellari – rimanendo a vostra completa disposizione, vi ringraziamo sin d’ora per ciò che farete".

Il racconto: in fiera a Mosca il primo giorno di guerra. E quel silenzio che urlava

Svetlana Tsaiguer è una consulente e interprete di Centergoss. Il 24 febbraio era a Mosca per lavoro e ha raccontato ai nostri microfoni la sua esperienza tra l'angoscia per il futuro e il clima surreale di quello che, da un giorno all'altro, si è ritrovata davanti.

"Eravamo in fiera, era il quarto ed ultimo giorno di fiera dopo tre giorni molto soddisfacenti in cui avevamo ricevuto numerose visite di buyer e imprese interessate ai nostri brand. Eravamo tutti molto contenti e non stavamo aspettando altro che accogliere in Italia i nostri clienti dall'1 marzo. E invece quella mattina, dopo la notizia dei primi attacchi, in fiera è piombato un gran silenzio, un silenzio che urlava. In quei momenti è tutto svanito, l'atmosfera era molto triste. Alcune persone piangevano, nessuno parlava: è stato un momento davvero difficile. Quei pochi stranieri che quel giorno erano presenti sono andati via e anche a noi è arrivato un messaggio dall'Italia: prendete un volo e andate a casa il prima possibile. Finché non siamo atterrati a Milano, avevamo paura che l'aereo tornasse indietro". 

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