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Economia

Sciopero generale Rai. I Lavoratori: 'Costretti ad auto-eliminarci"

"Estromissione di Rai Way allontanerà, assieme ai colleghi, anche un pezzo di storia di questo paese fatta da un’azienda che ancora è la prima per la cultura italiana"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di BolognaToday

Tagli alla Rai, posti di lavoro in bilico anche nella sede emiliano-romagnola, che domani sarà presidiata dai dipendenti in forma di disenso. La mobilitazione bolognese si affianca allo sciopero generale indetto su territorio nazionale da parte delle organizzazioni sindacali, a sostegno della forza lavoro dell'azienda radiotelevisiva. Parola ai lavoratori Rai e RaiWay della sede Regionale Rai per l’Emilia Romagna:

"La condizione della Rai è sotto gli occhi di tutti ma soprattutto quella di noi lavoratori di questa azienda, dato che siamo ancora noi che da troppo tempo ne paghiamo in prima persona lo stato di alienazione programmata e programmatica, e siamo costretti a viverne perfino una forma di auto-eliminazione che è diventata addirittura spontanea, al punto che qualunque punto di vista si decidesse di adottare per affrontare la questione Rai/Servizio Pubblico/Lavoro e Professioni, esso risulterebbe insufficiente a rendere conto del grado di distruzione esterna e interna all’azienda.
Il sindacato, dopo di noi, si è fatto pur con mille difficoltà e contraddizioni l’unica punta di resistenza attiva, pagando il forzato isolamento che tutte le forze politiche e sociali, nessuna esclusa, ci hanno irresponsabilmente imposto per aver gettato la spugna sulla questione Rai.
Pensare che oggi uno sciopero modifichi il corso delle cose è ingenuo, così come debole sarebbe non scioperare per il semplice fatto che lo sciopero è un’arma spuntata: il punto cruciale è in che modo rimettere al centro dell’agenda “salva Europa”, la salvezza del beni irrinunciabili compreso nostro sistema pubblico televisivo.
I “tralicci” di trasmissione del segnale Radio Tv devono restare pubblici, dato che arcaica non è la parola “traliccio”, ma quel processo di impoverimento della società cui andiamo incontro; non si dice mai abbastanza quanto una società più povera, che poi è già quella in cui viviamo, non potrà che fare sempre più affidamento nella disponibilità di accesso alla dimensione pubblica dei beni primari, compreso quello radiotelevisivo: ebbene sì, i poveri, al di là della sempre più ambigua democrazia della rete, non avranno che la televisione!
A questo punto, non possiamo più nemmeno dirci certi che il “nulla” che pervade ogni piano della nostra azienda, in senso fisico e simbolico, non diventerebbe ancora un poco più “pesante” se scegliessimo di venire a lavorare il 22; forse non ci saranno tante altre occasioni di protesta collettiva nella forma e nei modi che fin’ora abbiamo conosciuto, non fosse che l’estromissione di Rai Way allontanerà, assieme ai colleghi, anche un pezzo di storia di questo paese fatta da un’azienda che ancora è la prima per la cultura italiana?"

 

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