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Il nuovo provvedimento

Città 30: perché sì? Una ricerca ne dimostra i benefici

Secondo lo studio, ridurre la velocità sulle strade urbane non allunga i tempi di percorrenza del traffico ma diminuisce incidenti ed emissioni

Fra pochi giorni il progetto “Bologna Città 30” sarà realtà. Dal 1° luglio, circa il 70% delle strade urbane vedrà il limite di velocità scendere da 50 a 30 chilometri orari. Una decisione che per adesso sembra aver più scontentato che accontentato i bolognesi, nonostante da anni alcuni studi dimostrino come la riduzione di velocità non allunga i tempi di percorrenza del traffico ma, nel frattempo, diminuisce sensibilmente l’emissione di CO2, oltre che a salvaguardare la salute di pedoni e ciclisti.

Lo studio

In queste ore, Fratelli d’Italia ha lanciato una raccolta firme per fermare il provvedimento: “Una scelta ideologica e demagogica – dice il consigliere comunale Stefano Cavedagna – e un danno per tutti i cittadini che non risolverà il tema della sicurezza stradale”. Ma le evidenze scientifiche vanno contro le sue affermazioni. Uno studio di Jesùs Casanova, ricercatore dell’Università Politecnica di Madrid, pubblicato sulla rivista scientifica Global Nest nel 2012 – studio un po’ datato, ma l’urbanistica non è cambiata poi molto negli ultimi undici anni – dimostra come la riduzione dei limiti di velocità in città dai 50 ai 30 chilometri orari porti più benefici che svantaggi. Gli incidenti nelle zone studiate si sono ridotti del 25% e quelli accaduti sono stati mediamente meno gravi per via della ridotta velocità delle auto. Inoltre, le emissioni di CO2 risultano sensibilmente ridotte: nelle zone con il limite a 50 chilometri orari, il picco di emissione dell’automobile utilizzata per i test (una Peugeot 406 con motore diesel e con una cilindrata da 1997 centimetri cubici) è stato di 2,2 grammi al secondo. La stessa automobile, in una zona dove il limite era di 30 chilometri orari, ha registrato un picco di emissione inferiore ad un grammo di CO2 al secondo.

Tabella sulle emissioni a confronto - Global Nest

Al di là della singola ricerca, la letteratura in merito è ormai ampia. Un esempio è fornito da SWOV, un istituto di ricerca per la sicurezza stradale di base in Olanda, quest’ultimo uno dei primi paesi ad adottare misure per la diminuzione della velocità su strade urbane. Sul sito di SWOV è possibile consultare i numerosi studi che annualmente vengono pubblicati, i quali confermano sostanzialmente le evidenze riportate precedentemente.

Il parere

Città 30, però, non vuol dire semplicemente ridurre la velocità. Il processo è finalizzato ad una nuova idea di città, dove gli automobilisti non siano gli unici padroni della strada, e che viceversa la strada non sia solo destinata alle automobili: “In città, l’80% dello spazio pubblico è costituito dalle strade – dice Sara Poluzzi del comitato Bologna Città 30 –. Noi invece vorremmo condividere questo spazio. Vorremmo fosse vivibile per tutti, dai bambini agli anziani: rallentare la velocità, ma anche ridisegnare lo spazio circostante. Prendo d’esempio via Irnerio: è una strada a quattro corsie in pieno centro. Quello spazio non aiuta le persone ad andare piano, perché è completamente dritta, ed è pericoloso per chi frequenta la frequenta. Oggi quella strada è totalmente dedicata alle auto, invitando chi guida alla velocità. E questo è molto pericoloso, perché ci sono tanti attraversamenti pedonali. Se fosse ridisegnata, invece, ci sarebbe molto più spazio anche per gli altri fruitori della strada. Per chi ci vive, per chi ci lavora, per chi vuole fare una pausa”.

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