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Cronaca

Natalia Chinni uccisa a Gaggio, Ferrari a processo per omicidio aggravato

Fu trovata morta nella seconda casa sull'Appennino. Del suo assassinio è accusato il cugino. Rito abbreviato per la moglie, indagata per detenzione illegale di armi

A processo con l'accusa di omicidio aggravato dai futili motivi e per detenzione illegale di armi. Prima udienza il 25 gennaio il 72enne Fabio Enrico Ferrari, cugino e vicino di casa di Natalia Chinni, la donna, coetanea e parente dell'accusato, che il 29 ottobre dello scorso anno fu trovata morta nella seconda casa a Santa Maria Villiana, frazione di Gaggio Montano.

La vittima è deceduta a causa di alcuni colpi esplosi da un fucile calibro 12 che non è mai stato trovato. Oggi la Gup - Giudice udienza preliminare - Grazia Nart ha disposto il rinvio a giudizio per il 72enne, accogliendo la richiesta del pm Antonello Gustapane. Lo riferisce l'agenzia Dire. 

Il movente dell'omicidio sarebbe riconducibile a dissidi di vicinato, visto che le abitazioni di Ferrari e Chinni sono attigue. 

Per detenzione illegale di armi in concorso con il marito, è indagata anche la moglie di Ferrari, Loredana Bicocchi, che verrà giudicata con il rito abbreviato, udienza il 2 febbraio. 

La ricostruzione dei carabinieri

Secondo le ricostruzioni dei carabinieri, dopo essere stata colpita, la vittima si era trascinata fino alla sua auto, aveva preso il telefono ed era rientrata in casa, dove era deceduta per emorragia e trovata cadavere dal figlio, in serata. La morte della donna, come conferma l'autopsia, sarebbe avvenuta tra le 9.20 e le 10.30 del mattino.  

Ferrari era stato rintracciato a Rimini, nella casa al mare, e ristretto agli arresti domiciliari. 

Natalia Chinni sarebbe stata colpita all'addome e alle gambe mentre era inginocchiata e stava riparando una recinzione. Oltre all'analisi dei tabulati telefonici della vittima, di  Ferrari e della moglie, fondamentali sarebbero state le testimonianze dei vicini e dei conoscenti e l'analisi del sistema di videosorveglianza delle vicine serre, che hanno registrato anche i suoni e i rumori, e quindi anche lo sparo di quella tragica mattina, quando cioè l'attività venatoria era sospesa.

Ferrari agli inquirenti avrebbe dichiarato di essere stato fuori casa per tutta la giornata. Dalle 8 alle 10, proprio quando sarebbe avvenuta la morte di Natalia, aveva detto di essere stato in un bar di una frazione di Gaggio Montano, mentre le celle telefoniche lo collocano nel bosco, a pochi metri da  casa sua e da quella della vittima. 

La passione per le armi

"Una smodata passione per la caccia", aveva riferito ai cronisti il colonnello dei carabinieri Rodolfo Santovito che guida il comando provinciale di Bologna. Infatti, pistola, munizioni e una carabina, non denunciati, oltre a pelli e carcasse di animali sono stati trovati nell'abitazione di Ferrari.

L'analisi delle celle telefoniche avevano collocato Ferrari e la moglie su un ponte sul Reno, dove in seguito vennero ritrovate alcune cartucce. 

Durante il lockdown, a marzo del 2020, i carabinieri di Castel D'Aiano avevano controllato Ferrari e a bordo dell'auto era stata trovata un'arma carica in un giorno di silenzio venatorio, quindi la segnalazione in prefettura e il ritiro per detenzione illegale. Tutti questi elementi, confermati anche dai testimoni, fanno presupporre che si dedicasse alla caccia di frodo. 

Omicidio di Natalia Chinni, arrestato il cugino: "La vittima lo temeva" | VIDEO

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