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Cronaca Zona Universitaria / Piazza Giuseppe Verdi

Fantoccio Meloni, attivisti in piazza contro le misure cautelari: "Repressione pericolosa"

Presidio di solidarietà alle 18 in piazza Verdi

Collettivi e centri sociali oggi pomeriggio in piazza Verdi contro le misure cautelari nei confronti di 12 esponenti di Cua e Laboratorio Cybilla che lo scorso novembre avevano preso parte al corteo (foto-video) sotto le due torri dove era stato appesa a testa in giù il fantoccio della Premier Giorgia Meloni. 

Lo annunciano le stesse sigle dell'antagonismo in città. "Una grossa operazione di polizia si è svolta in città, bussando alle case di dodici compagne e compagni con notifiche di misure cautelari, sequestri di telefoni e computer, la perquisizione e il sequestro di Split e di un'aula in via Zamboni 38 assegnata da anni all'università. Uno studente e una studentessa di Bologna oltre alle perquisizioni dovranno lasciare la città con un divieto di dimora, mentre negli spazi sociali sono stati sequestrati dei pericolosissimi materiali: striscioni, fumogeni, casse musicali, vernice, megafoni", si legge ancora nel post.

"Questa operazione repressiva - prosegue il Cua- si inscrive in un clima di complessivo indurimento del periodo che viviamo". "Lo diciamo chiaro e tondo: con questi attacchi non ci fate paura, siamo nel giusto e oggi come ieri. Ai nostri posti ci troverete. Verso nuove convergenze, verso nuove insorgenze". L'invito è intanto per oggi pomeriggio: "Invitiamo la città solidale a un presidio di solidarietà alle 18 in piazza Verdi, per la cessazione immediata delle misure cautelari e per il dissequestro immediato di Split e dell'aula in via Zamboni 38".

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Labas solidale

Solidale Labas, che annuncia la propria presenza in piazza "contro le misure cautelari, perquisizioni e sequestri inflitti dalla polizia ad attivisti e attiviste di Cua e Cybilla". "La repressione sta aumentando- afferma il collettivo che gestisce vicolo Bolognetti- si palpa nell'aria e si scaglia sulle vite di compagni e compagne: Torino, Padova, Roma, Bologna sono solo alcune delle città coinvolte in questa ondata repressiva. I capi d'accusa si basano su teoremi improbabili, che poco hanno a che vedere con la giurisprudenza e tanto con la politica, mentre il governo getta benzina sulla sporca macchina della repressione statale cercando di relegare il nostro dissenso ai margini della società".

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