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Cronaca

8 marzo, Seyna: "Afrodiscendenti. Discriminate perché donne, discriminate perché nere"

Il messaggio per l'8 marzo della 24enne attivista di Black Lives Matter va a tutte le donne: "Lottiamo tutte insieme, nessuna esclusa. Troppe le discriminazioni dovute agli stereotipi"

Seyna Ndione è nata a Bologna 24 anni fa e da mamma e papà, entrambi senegalesi, dai quali ha ereditato il colore della pelle. Studia e lavora, ma trova tempo anche per l'attivisto nel movimento Black Lives Matter Bologna, costituitosi in occasione del flash mob organizzato dopo la morte di George Floyd, afroamericano ucciso la scorsa estate a Minneapolis durante un arresto: "Sono il tipico esempio dell'immigrata di seconda generazione e milito per i diritti delle donne come me e non solo. Subisco le discriminazioni che subiscono le donne e anche quelle che subiscono le persone di colore". 

Oggi è l'8 marzo e la Festa della Donna è solo un pretesto per raccontare la storia di Seyna, che è anche quella di tante altre giovani donne nate in Italia ma con la pelle nera. 

Seyna, quali sono esattamente le discriminazioni che subisci e che ti segnalano anche altre donne? "Le discriminazioni che subiamo così spesso sono quei rospi che è difficile mandare giù e che derivano da stereotipi radicati e duri da contrastare legati principalmente a un clichè di tipo sessuale. Sono il risultato della storia e in particolare del passato coloniale dell'Europa e dell'Italia: in epoca fascista centinaia di militari sono andati in Etiopia e hanno stuprato non solo donne, ma anche bambine sessualizzate e considerate abbastanza mature per soddisfare i loro bisogni. Ancora oggi esiste un turismo sessuale verso l'Africa (e in particolare nella zona occidentale, in Nigeria e Senegal) che porta uomini maturi a cercare lì una moglie o una persona da frequentare. Spesso, queste donne che si vedono desiderate da uomini europei accettano di andare con loro nella speranza di avere una vita migliore. Questo sterotipo della donna nera facile da conquistare si ripercuote anche sulle donne nere che stanno in Italia".  

A te cosa è successo in particolare? Ci sono stati degli episodi specifici che ti hanno fatto arrivare a questa conclusione e che magari sono stati oggetto di confornto con altre donne, sia con la pelle scura che con la pelle chiara? "Avances, bigliettini, domande invasive, richieste sulle mie origini nonostante io dica di essere bolognese. Una volta ero in spiaggia a Rimini con le mie amiche e il mio fidanzato. Nel momento in cui sono rimasta sola si è avvicinato un uomo che poteva essere mio padre: mi ha dato 50 euro 'perchè sei una bella ragazza'. Ho capito come stavano le cose. Il colore della mia pelle gli ha fatto pensare che fossi bisognosa e si è permesso di approcciarmi in quel modo orrendo. Mi sono confrontata più volte con le amiche italiane bianche ed è evidente che cose del genere a me capitino con una frequenza decisamente maggiore". 

Come hai reagito? "Sono scappata senza reagire e per questo mi sono poi arrabbiata con me stessa. Nonostante io faccia militanza non ho trovato il coraggio e mi sono allontanata senza dirgli nulla nonostante fossi in un luogo pubblico e circondata da tante persone. Forse perchè in passato, quando mi è capitato di reagire, ho subito delle reazioni violente che non vorrei rivivere. Ero scioccata". 

E sul mondo del lavoro? "Sono diversa dai miei colleghi e di fatto sono più vulnerabile. Noto nei miei confronti una gravità più forte nelle molestie. Confrontandomi con tante donne afrodiscendenti nate in Italia come me ho trovato delle assonanze tra noi e ci sentiamo più sessualizzate dalle nostre amiche con la pelle bianca. Molto più spesso veniamo molestate da uomini maturi". 

8 marzo: tutti gli eventi nei comuni della Città Metropolitana

Il prolema è culturale. Quali possono essere gli strumenti per contrastare questi fenomeni? "Le scuole sono sicuramente la risposta. Io ho frequentato le scuole a Bologna e in nessun grado di studi il testo sul colonialismo fascista superava le poche righe: si passa direttamente al collegamento con l'Inghilterra e la Francia e non c'è una coscienza collettiva su questo tema. Eppure a Bologna abbiamo delle strade intitolate a quel pezzo di storia: la Cirenaica e a via Libia per esempio. Anche l'Italia ha ucciso e violentato in Africa, ma è un capitolo che nessuno pare voler affrontare".

"Mia mamma è laureata ma si è dovuta accontentare di un lavoro diverso"

Oltre il genere: ci sono altre cose che andrebbero corrette rispetto ai ragazzi che hanno origini straniere? "La condizione dello straniero in generale: la concezione che non possa avere un grado di istruzione alto. Conosco tanti afrodiscendenti laureati che per paura di non trovare qui un lavoro in linea con le proprie capacità hanno deciso di trasferirsi all'estero. La tendenza infatti è quella di studiare in Italia e trasferirsi poi in altri Paesi. Io mi ci rivedo: dopo la laurea ero abbastanza depressa perche avevo paura di dovermi accontentare di un lavoro inferiore alle mie capacità solo perchè diversa. D'altronde anche mia mamma si è dovuta accontentare". 

Cosa è successo a tua mamma? Quale le differenze tra la tua e la sua generazione? "Mamma in Sengal ha studiato e si è laureata per fare l'infermiera, ma arrivata in Italia il suo titolo non è stato riconosciuto e non è stato possibile neppure integrare degli esami. Avrebbe dovuto ricominciare da zero e a quel punto ha scelto la strada dell'Operatore Socio Sanitario. Abbiamo un sacco di laureati immigrati che non riescono a svolgere qui le loro attività perchè partono svantaggiati". 

Torniamo alle donne africane in Italia e al mondo del lavoro in tempo di pandemia..."Spesso, per cultura, in molti paesi africani la famiglia è sempre di responsabilità della donna. Con il Covid per cercare di dare un supporto economico molte donne accettano delle condizioni di lavoro pessime pur di avere qualcosa in più e per restare in Italia legalmente (vedi legge Bossi-Fini che lega il lavoro al permesso di soggiorno)". 

 

Lo stile "afro" è molto più di un'acconciatura: turbanti e parrucche per nascondere i capelli 

Parliamo della bellezza e dei capelli delle donne africane. Lo stile "afro", il collegamento con la propria identità culturale e con la storia del colonialismo e della tratta degli schiavi: perchè è anche una questione di coraggio non adeguarsi allo stile europeo? 

"Parto da un termine che trovo parecchio fastidioso: integrazione. Una parola che fa pensare al modo attraverso il quale poter sembrare il più possibile una donna bianca e quindi un adeguamento anche estetico ai canoni europei. Fin da piccola i miei capelli sono stati trattati con prodotti chimici liscianti che come effetto collaterale bruciavano la cute: questo perchè i capelli 'afro', a causa di un retaggio legato al colonialismo, facevano vergognare gli africani. Fra l'altro ogni etnia aveva un suo modo particolare di intrecciare i capelli, cosa che si è persa per le vicende storiche di cui abbiamo già parlato.  La prima volta che ho lasciato i miei capelli al naturale è stata la scorsa estate, ma sono poi tornata al liscio per comodità e per evitare commenti e battute come 'attenta che gli uccellini ti fanno il nido in testa!'. 

Esiste un movimento, il Nature Hair Movement, che incoraggia le donne e gli uomini africani ad essere orgogliosi della propria chioma e sfoggiarla anzi, con orgoglio lasciandosi alle spalle una volta per tutte turbanti e parrucche. Ci sono oggi anche diversi Youtuber che danno consigli e fanno tutorial su come prendersi cura dei propri capelli afro: dal 2015 pare che sia diminuita la vendita dei prodotti liscianti. 

Qualcosa è successo anche grazie a Viola Davis, attrice multi-premiata (un Emmy e due Screen Actors Guild Awards) protagonista della serie TV 'Le regole del delitto perfetto' e di una scena diventata iconica nella quale (lei, legale e docente stimata e di successo) a un certo punto toglie la parrucca (liscia) e comincia a tenere i suoi capelli naturali. Afro. Da quel momento in poi, data anche la sua conquistata notorietà a Hollywood, ha scelto solo ruoli nei quali potesse essere totalmente se stessa". 

Seyna, qual è il tuo messaggio per questo 8 marzo? "Che tutte le donne combattano per i propri diritti, ma che questa lotta sia intersezionale. Che includa tutte e non escluda nessuna. Che porti avanti le battaglie per i diritti anche di chi appartiene a una minoranza ed è meno visibile". 

[Per approfondire]

E' di Netflix la commedia "Nappily Ever After" (in italiano tradotto con “Dacci un Taglio”) che racconta la storia di Violet (Sanaa Lathan) attraverso il rapporto con i suoi capelli, che fin da piccola era stata educata a stirare e che lasciati poi naturali e quindi afro rappresentano la sua evoluzione/rivoluzione. In una scena del film Violet si rasa completamente. 

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