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"A 35 anni un tumore al cervello, in piena pandemia. Tanto conforto e ottimismo in ospedale, a loro il mio grazie"

Riccardo racconta della difficoltà di affrontare in questo periodo un "brutto male, scoperto all'improvviso", ma anche della professionalità e dell'umanità saggiate tra le corsie del Maggiore. Poi un appello ai concittadini: "In ospedale non c'è solo il covid, facciamo attenzione tutti e seguiamo le raccomandazioni"

Un pugno nello stomaco che costringe a riflettere, su tutto. Dal senso della vita, alla pandemia che stiamo affrontando. È questo l’effetto che fa la storia di Riccardo, che a 35 anni, in piena terza ondata covid, si è trovato catapultato all’inferno. "Un brutto male, scoperto all'improvviso". Una prova difficile, sempre. Oggi di più. Perchè non si può neppure contare sull'assistenza dei propri cari quando si è in una camera di ospedale, costretti a combattere una malattia che terrorizza.

Ma la testimonianza che ci lascia Riccardo sprigiona anche luce e positività. Ci scrive innanzitutto perchè giunga il suo ringraziamento al personale sanitario che lo ha accolto e assistito, con professionalità e umanità, nel pieno di una rinnovata emergenza che sta sottoponendo la nostra rete ospedaliera ad una forte pressione, viste le acuite criticità a causa dell'andamento epidemico in città.

La testimonianza di Riccardo: così è arrivata la dura diagnosi

 "Ho 35 anni, vivo in provincia di Bologna e circa due settimane fa, intorno alle 8.30, da casa chiamiamo il 118 perché da due giorni avevo un mal di testa pazzesco" - inizia così il ricordo di Riccardo - "Spiegato il mio stato di salute mi hanno detto che prima di un'ora e mezza non sarebbero riusciti ad arrivare perché non c'erano ambulanze disponibili. Passata circa un'ora e mezza, arriva a casa l'ambulanza con personale in tenuta anti covid e mi trasportano all'ospedale Sant Orsola. Iniziano a farmi visita. Tampone e poi flebo per alleviare il mal di testa che era talmente terribile da non riuscire ad aprire gli occhi. A seguito tac ai polmoni ed alla testa.

Nel pomeriggio arriva una dottoressa che mi dice: "il tampone covid è negativo però dobbiamo tenerla qui con noi perché purtroppo dobbiamo approfondire una lesione vista dalla tac". Rispondo: "Oddio sia più chiara". Lei: "Le cose possono essere 2, un'infezione o un tumore".

A quel punto mi è crollare il mondo addosso. Dopo gli accertamenti del caso la conferma: è un tumore al cervello. "Ma tranquillo - mi hanno detto- il primo posto libero in reparto e in sala operatoria è all'ospedale Maggiore, gestito dalla neurochirurgia del Bellaria, trasferitasi li momentaneamente".

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"Solo in ospedale, ma circondato sempre da una parola di conforto"

"Ammortizzare la notizia è stata dura, in ospedale solo, senza poter vedere i miei cari" - prosegue Riccardo - " Dover dare la notizia a casa è stato tremendo. Per fortuna ho persone intorno che mi hanno confortato tantissimo e tutto il personale dell'ospedale aveva sempre una buona parola di conforto per tirare su di morale i pazienti.
Dopo sei giorni sono stato trasferito. Tutto preciso. Arrivato mi hanno fatto sistemare, ho svolto gli ultimi esami ed è arrivata la dottoressa che mi ha spiegato per 40 minuti tutto ciò che c'era da sapere. Da come si sarebbe svolto l'intervento del dott. Sturiale e della sua equipe ai rischi che correvo e le possibili ripercussioni. Non solo. Oltre a ciò tanto conforto e tanto ottimismo".

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Una videochiamata la prima cosa al risveglio dal lungo intervento 

"Il giorno dopo alle 11.22 sono entrato in sala operatoria" - continua a ricordare Riccardo - "Da lì ricordo solo quando mi sono risvegliato in camera, intorno alle 22.00, che ho fatto subito una videochiamata a casa. La notte l' ho passata un po’ stordito, al mattino sono stato visitato.Confermata la buona riuscita dell'intervento e vedendomi in ottima forma, dopo poco mi hanno affidato ai fisioterapisti per farmi alzare e verificare le mie condizioni. Perfette tranne la vista dall'occhio destro che però dovrebbe essere recuperabile.

Pochi giorni dopo il ritorno a casa. Non sarà sicuramente finita, ma in questo brutto periodo di pandemia e relativi rischi, in questi 10 giorni tremendi grazie alla tecnologia ho potuto sentire vicino i miei cari. Con le videochiamate era un po' come averli  tutti con me nella stanza".

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"Grazie a loro sono qui a raccontare la mia storia". Poi l'appello ai cittadini

"Voglio ringraziare -chiosa Riccardo - "tutto il reparto di neurochirurgia dell'ospedale Bellaria che momentaneamente sta operando all'ospedale Maggiore, ringrazio anche il reparto di neurochirurgia del Sant'Orsola. E' lì che è iniziata questa brutta avventura ma anche grazie a loro sono qui a raccontare la mia storia .

Ringrazio pire tutti i miei colleghi ed il mio titolare che mi hanno mostrato tantissimo affetto e disponibilità. 

Vorrei ricordare a tutti che oltre al covid in ospedale c'è molto altro e se tutti facciamo attenzione e seguiamo le varie raccomandazioni contro il covid ne usciremo prima. Ricordiamoci che il nostro futuro dipende solo da noi." 
 

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