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Cronaca

Riforma dei pronto soccorso: medici in pensione aiuteranno nuove leve nella formazione

Emendamento di Castaldini (FI) accolto dalla maggioranza e approvato in giunta

Richiamare i medici in pensione per formare le nuove leve. Soprattutto il personale che sarà destinato ai nuovi Cau, i centri per l'assistenza e urgenza previsti dalla riforma della Regione Emilia-Romagna. E' la consigliera regionale di Forza Italia Valentina Castaldini a lanciare l'idea, una proposta che è stata raccolta dalla Giunta e dalla maggioranza.

L'Odg dell'esponente azzurra -riferisce la Dire- è stato infatti approvato ieri in occasione del voto sull'assestamento di bilancio 2023. "Utilizzando i fondi della formazione, che in assestamento sono aumentati di quasi 59 milioni -spiega Castaldini- sono contenta che sia stato approvato dall'aula il mio ordine del giorno sulla formazione dei medici all'interno dei Cau, per poter inserire una nuova variabile in questa riforma sanitaria sull'emergenza-urgenza".

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Tandem generazionale per i nuovi pronto soccorso

Il documento prevede "una formazione mirata- afferma la consigliera Fi- gestita utilizzando anche le competenze umane e professionali accumulate dopo anni e anni dedicati al lavoro da tanti professionisti ora in pensione, che sarebbero contenti di poter affiancare i giovani, anche in modo gratuito. Ci sono professionisti che hanno dedicato la loro vita alla professione medica e si sentono in dovere di lasciare la propria esperienza, la propria conoscenza e il proprio bagaglio culturale e professionale ai giovani medici. Questo vuol dire non spendere nuove risorse, bensì ottimizzare quelle già in possesso e dar forma all'umanizzazione delle competenze".

Nei Cau, ricorda Castaldini, saranno schierati "in prima istanza i medici di guardia medica e poi i medici di medicina generale su base volontaria. Ci saranno poi medici giovanissimi, non sappiamo con quali tempistiche, che arriveranno dalle specialità di nuova istituzione sui medici di comunità". Per questo, sostiene la consigliera Fi, "era assolutamente necessario che la Regione istituisse percorsi formativi mirati a queste nuove figure, che dovranno integrare alle competenze mediche l'umanizzazione delle cure e il rapporto medico-paziente-famiglia". Del resto, ragiona Castaldini, "se lo scopo è alleggerire i Pronto soccorso, allora la prima preoccupazione è che questi nuovi Cau siano luoghi di altissima qualità, ma anche accoglienti. Altrimenti il messaggio culturale che la Regione intende trasmettere ai cittadini da settembre non potrà essere efficace".

Riforma dell'emergenza-urgenza: cosa sono i Cau - Centri assistenza urgenza

La riforma è frutto del lavoro del Coordinamento regionale per l'emergenza-urgenza ospedaliera e territoriale e parte dalla considerazione che il 66% degli accessi al pronto soccorso in Emilia-Romagna, che nel 2022 complessivamente sono stati circa 1.750.000, riguarda codici bianchi o verdi: accessi impropri che nel 95% dei casi non hanno avuto bisogno di ricovero e avrebbero potuto essere gestiti da altre strutture, alleggerendo così la pressione sul pronto soccorso e riducendo i tempi di attesa.

Queste strutture territoriali di riferimento saranno i Centri di Assistenza e Urgenza (CAU), dotati di personale medico (preferibilmente appunto le ex guardie mediche), infermieristico e, se necessario, operatori sociosanitari. Aperti non meno di 12 ore su 24, avranno tutto per accogliere pazienti con problemi urgenti a bassa complessità: competenze cliniche e assistenziali, capacità diagnostica, grazie a laboratori e possibilità di svolgere esami sul posto, supporto specialistico, anche con il ricorso alla telemedicina. I CAU sono destinati a coprire un bacino di utenza tra i 35mila e i 75mila abitanti.

Nei centri maggiori è prevista presenza di un CAU in prossimità di un DEA, proprio per consentire la corretta gestione dei flussi di pazienti. Al CAU si accederà su indicazione del numero unico 116117, dei medici di famiglia, dei medici del pronto soccorso, ma sarà possibile anche l’accesso diretto. Ogni CAU avrà un ospedale polispecialistico o distrettuale di riferimento per garantire continuità ai percorsi assistenziali.

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Ex guardie mediche per i codici bianchi o verdi

le urgenze a bassa complessità risultano fondamentalmente in capo alle ex guardie mediche e, in via subordinata e volontaria, ai medici di famiglia, lasciando in capo a 118, Pronto Soccorso e DEA (i Dipartimenti di Emergenza Urgenza e Accettazione presso gli ospedali) le emergenze di complessità media o elevata.

Rientrano nel primo caso le situazioni in cui il paziente può camminare autonomamente, manifesta dolore lieve o moderato, presenta un quadro clinico la cui diagnosi può risolversi in sede magari dopo un ecocardiogramma, un’ecografia, dei raggi dove previsti o esami biochimici di base. Può anche essere il caso di situazioni non gravi che prevedono sintomi gastroenterici, febbre non all’esordio, lombalgia, dolori articolari non traumatici, ustioni minori, stati ansiosi, vertigini, ma anche medicazioni o rimozioni di punti per turisti o studenti fuori sede temporaneamente sprovvisti di medico curante.

Dopo la visita, il paziente può essere rinviato al proprio medico curante, o viceversa essere inviato al Pronto soccorso se si riscontrano situazioni di emergenza clinica. I medici del CAU infatti saranno collegati telefonicamente con la centrale operativa del 118 e avranno a disposizione orari e numeri telefonici dei medici curanti. Sarà più facilmente indirizzato al Pronto soccorso chi denunci per esempio un dolore toracico, un forte dolore addominale, una cefalea intensa e inusuale, un disturbo neurologico acuto o difficoltà di respirazione.

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