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Cronaca Centro Storico / Via Orfeo

Casa, spazi verdi e socialità: ecco la nuova vita dell’ex caserma Masini

Continua l’occupazione di H.O.ME. negli spazi della ex caserma di via Orfeo. E gli occupanti rilanciano: “Riattiviamo Accoglienza Degna”

L’occupazione di quello che fu il Làbas, in via Orfeo, procede indisturbata dallo scorso 28 aprile. Tra le alte mura dell’ex caserma Masini, che oggi prende il nome di H.O.ME. (acronimo di Hub di Organizzazione Meticcia), nei sei anni che sono trascorsi dallo sgombero dell’estate del 2017, non è stato piantato neanche un chiodo. Tutto fermo, immobile. Dentro ci sono ancora appesi i volantini che lanciavano le serate di festa del Làbas, c’è un calendario fermo ad agosto 2017, c’è il prezziario del bar che sta lì a testimoniare quanto Bologna sia cambiata negli ultimi sei anni. Sei anni di nulla, come detto. La caserma Masini è passata in mano a Cassa Depositi e Prestiti e questo è l’ultimo aggiornamento disponibile. Sulla Masini non c’è un progetto. Semplicemente, sta.

Studenti, lavoratori, cittadini

Semplicemente sta, quando in realtà i suoi spazi servirebbero eccome. Lo testimonia la volontà del Comune di Bologna che, neanche un mese fa, ha siglato un protocollo di intesa con il Demanio sulle ex caserme Stamoto e Perotti, le quali saranno destinate a “nuovi alloggi per gli studenti e residenze, oltre a spazi verdi e usi pubblici”.

“Con questa occupazione vogliamo riaffermare il diritto di studiare, di vivere, di lavorare e di abitare – dice Tiziano Ghidelli, sindacalista di ADL Cobas, ai giornalisti presenti al punto stampa organizzato nel piazzale centrale dell’ex caserma –. Chiediamo a gran voce un uso temporaneo di questo spazio a Cassa Depositi e Prestiti, proprietaria di questo posto”. Ad H.O.ME. vivono, al momento, una quindicina di persone. Si tratta di studenti e lavoratori, anche con contratti a tempo indeterminato, impossibilitati nel trovare un’abitazione da una crisi immobiliare che colpisce più duramente chi ha meno potere d’acquisto. O chi è discriminato perché nato in Marocco, come Zakarya, o chi non parla bene l’italiano come Aboubakar Diaby, un altro degli abitanti di H.O.ME., arrivato a Bologna lo scorso febbraio e che ora lavora al carico e scarico bagagli dell’aeroporto Marconi: “Il lavoro è duro, ho un contratto part-time ma lavoro anche sei, sette ore a turno, di giorno o di notte. Era ancora più dura quando non avevo un posto dove andare ed ero costretto a dormire in strada. Ho cercato casa, ho anche pagato 250€ ad un’agenzia che aveva promesso di trovarmi una sistemazione, ma niente. Non avevo amici, non conoscevo nessuno e non sapevo dove andare. Ora sono qui e vivo con loro”.

Aboubakar Diaby, occupante di H.O.ME.

Autorecupero

Con lui, e con tutti gli altri occupanti, la Masini ha pian piano ripreso vita: “Ora c’è un orto urbano, c’è un dopo-scuola e c’è un gruppo di persone che si sta attivando per riattivare l’intero spazio, non solo gli appartamenti. Inoltre, questo posto richiama la memoria storica: allo scoccare dell’ottantesimo anno della Resistenza partigiana, è giusto valorizzare un luogo centrale nella memoria di quell’esperienza e di questo territorio”. Per farlo, la prossima settimana verrà presentato un fumetto per bambini in memoria di Irma Bandiera, che dà anche il nome al piazzale interno all’ex caserma, oltre all’evento della scorsa settimana in cui sono state lette le memorie di un prigioniero partigiano rinchiuso nelle celle di via Borgolocchi. Insomma, la volontà è quella di valorizzare la Masini da un punto di vista “sociale più che economico”, come sottolineano gli occupanti. Per farlo, gli attivisti hanno lanciato un campeggio urbano per il 14, 15 e 16 luglio: l’obiettivo, in vista di settembre, quando “il problema casa riesploderà”, è riappropriarsi degli spazi dell’ex Accoglienza Degna, un servizio offerto dal fu Làbas che ospitava decine di persone in un dormitorio sociale adibito in uno degli stabili interni alla caserma. “Durante il campeggio vorremmo ristrutturare lo stabile in vista di settembre, e vorremmo che fosse un momento di discussione con le realtà cittadine e anche di fuori Bologna che si occupano di diritto alla casa ma anche di diritto alla città: la città ha bisogno di socialità e di spazi verdi”.

L'orto urbano dell'ex caserma Masini

Un confronto che invece, con le istituzioni, è nullo. A quanto sostengono gli occupanti, non c’è stato nessun contatto né con Cassa Depositi e Prestiti e né con l’amministrazione, nonostante l’apertura della vicesindaca Emily Clancy della scorsa settimana. “Se il Comune ha pensato che le ex caserme Stamoto e Perotti potessero essere riconvertite, allora anche Cassa Depositi e Prestiti potrebbe considerare di concedere l’utilizzo temporaneo degli spazi di sua proprietà. A Bologna le ex caserme di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti sono tre: la Masini, la Sani e la Mazzoni. Noi crediamo nella pratica dell’autorecupero e crediamo nell’uso sociale di questo tipo di spazi. La precarietà abitativa riguarda tanto gli studenti quanto i lavoratori, i quali faticano a trovare casa come tutte e tutti in questo momento”.

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