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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Zona Universitaria

Reportage | Abbiamo trascorso un sabato sera nella zona universitaria ed ecco com'è andata

In mezzo a studenti, residenti e bar, il racconto in presa diretta della vita notturna e delle questioni sollevate dalla zona più dibattuta della città. Emergono i due lati della stessa medaglia

I più giovani la adorano. La maggior parte degli abitanti del quartiere la detesta. I locali hanno difficoltà a gestirla ma non ne possono fare a meno. La vita notturna nella zona universitaria - detta anche "zona U" - è uno degli aspetti più complessi e dibattuti di Bologna: simbolo della vivacità della città (un quinto della popolazione ha tra i 15 e i 34 anni e ogni anno all’università si iscrivono nuove matricole), è anche l’argomento che maggiormente alimenta lo scontro politico locale e divide l’opinione pubblica. È un fenomeno sociale e culturale, dettato dall’urbanistica di quelle vie e piazze che ormai sono diventate sinonimo della cosiddetta “movida”: piazza Verdi, via Petroni, piazza Aldrovandi e tutto quel reticolo di strade che di giorno occorre al funzionamento dell’ateneo collegando dipartimenti, aule e biblioteche. E che nelle serate del fine settimana diventa il posto in cui centinaia di ragazzi e ragazze vogliono trascorrere una notte a bere, socializzare e divertirsi sotto le luci dei neon a basso consumo dei lampioni e delle insegne dei locali aperti.

Drink, birrette, chiacchiere e chitarra

“Il sabato sera vengo qui perché mi piace molto l’atmosfera della piazza: è vivace, ci sono tanti giovani. Vorrei vivere questa zona anche di giorno e non frequentarla soltanto quando esco con la mia compagnia”. Laura ha 23 anni, è pugliese ma si è trasferita a Bologna per studiare a una scuola di musical. È seduta su una panchina di piazza Aldrovandi insieme ai suoi amici, che hanno un cocktail o una birra in mano. Qualche metro da loro inizia il muro di folla fatta di ventenni o anche più giovani che riempie la prima parte della piazza. I gruppi cominciano a formarsi intorno alle 22: dopo aver comprato da bere in qualche bar nelle vicinanze, le persone si fermano sui marciapiedi e nei passaggi pedonali che la mattina ospitano il mercato cittadino. A mezzanotte la folla è cresciuta fino a somigliare al parterre di un piccolo concerto. Chi passa la serata in zona universitaria lo fa chiacchierando, fumando sigarette o marijuana e incontrando nuove persone. C’è anche chi porta la chitarra per cantare in cerchio con gli amici, come Tiziano: “Qui mi sento a mio agio e libero di farlo - spiega - È un modo tranquillo di passare la serata, sicuramente lo è di più rispetto a ubriacarsi o provocare una rissa”. A volte la situazione degenera e qualcuno inizia ad arrampicarsi sui cartelli stradali o trasporta un amico dentro un carrello della spesa. Non è raro ritrovare il video della bravata condiviso su pagine social che esaltano il trash e sono molto seguite tra chi vive sotto le Due Torri, come “Scritte ignoranti a Bologna” o “Bologna parvenza”.

"Dormire è un diritto, impedirlo è un sopruso"

Il rumore generato da una così alta concentrazione di persone, che rimangono fino a notte fonda in un'area piuttosto piccolo come via Petroni e le due piazze, è la prima problematica conseguenza dell’intensa vita notturna della zona universitaria. “Dormire è un diritto, impedirlo è un sopruso” è la scritta di uno striscione appeso su un palazzo residenziale in via Petroni, diventato l’emblema dell’esasperazione di chi abita nel quartiere. Da anni i comitati dei residenti portano avanti una battaglia contro la “mala movida” per difendersi dall’inquinamento acustico, inviando al comune segnalazioni ed esposti. Lo scorso giugno è arrivata anche la prima diffida: nel caso si procedesse per vie legali, gli abitanti potrebbero ottenere dei risarcimenti e la messa in pratica di misure anti-rumore, come già successo nel caso di due comuni condannati, Brescia e Torino. “La situazione è impossibile, chi abita qui non riesce a dormire né a vivere - racconta Stefania Adani dell’associazione "Vicolo Bianchetti" - c’è abuso di alcol, spaccio e molto degrado. La nostra via è diventata un orinatoio a cielo aperto, c’è un solo bagno pubblico ed è insufficiente”. Come lei, tanti vicini di casa si lamentano dell'inefficacia dei provvedimenti comunali e delle serie ripercussioni che il rumore ha sulla salute. Negli ultimi mesi i toni si sono ulteriormente inaspriti tra fake news e polemiche. Chi vorrebbe traslocare fa molta fatica a trovare un'altra sistemazione a causa della forte crisi abitativa in città: "Io e mio marito abbiamo due stipendi normali, con questi prezzi non ci possiamo permettere un appartamento - continua Adani -. E poi andare via a causa della movida sarebbe una sconfitta per noi".

Gli esercenti tra guadagni e problemi

Per prevenire l’abuso di alcol e i comportamenti molesti, attualmente è in vigore un’ordinanza che obbliga i locali della zona universitaria a chiudere all’una di notte, e il Comune sta lavorando a un più complesso Piano della notte, una serie di politiche per gestire la vita notturna in città. Intanto gli esercenti cercano di evitare come possono gli assembramenti dei clienti e quindi le conseguenti multe: il “Cucchiaio d’Oro” di via Petroni, per esempio, ha un body-guard che sollecita le persone a disperdersi: “La movida non è solo in questa via, ma anche in altri quartieri. Eppure la colpa della vita notturna sembra che sia solo nostra”, lamenta Rashida, una dei gestori del bar. A rendere ancora più complicata l’attività dei locali, per la donna, è anche la presenza dei rivenditori di alcol ambulanti che vendono abusivamente birra anche dopo che le saracinesche dei bar vengono abbassate. Questo aumenta l’irritazione anche dei residenti perché vedono aggirato il principale deterrente per il consumo di alcol. “La polizia e il Comune sa che ci sono i rivenditori abusivi, ma nessuno ha mai fatto nulla”, conclude Rashida. Un’ordinanza di qualche giorno fa ha imposto al “Cucchiaio d’Oro” e a un altro locale, il “Coiba”, la chiusura anticipata alle 20 per sei mesi per aver causato assembramenti e disturbo, mentre a un terzo esercizio l’attività è stata sospesa per aver venduto alcolici ai minori. I postumi di una notte di divertimento si vedono anche nei bicchieri di plastica, nei cocci della bottiglia e nel vomito che ogni domenica mattina il personale della "Sartoria Gastronomica" si ritrova a dover togliere e pulire dai dehors in piazza Aldrovandi: "Una corsa contro il tempo perché la mattina serviamo le colazioni - spiega Giovanna Masaracchia -. Dopo la pandemia la situazione si è ingigantita, prima qui non arrivavano così tante persone. Noi cerchiamo di garantire il decoro e il rispetto delle regole per non danneggiare i vicini".

Studenti contro residenti?

Le polemiche sulla vita notturna spesso dividono la realtà in due blocchi contrapposti: da una parte gli studenti che vogliono divertirsi e i locali che ci guadagnano, dall’altra i residenti e il loro diritto ad avere un po’ di pace. Ma molti ragazzi e ragazze sono consapevoli del problema del rumore e cercano di non esagerare, come Syria e Luna, sedute tranquillamente sul marciapiede: “Quando si parla degli studenti che vanno a divertirsi in via Petroni si fa sempre di tutta l’erba un fascio - dice la prima -, molto invece dipende dal comportamento e dalla maleducazione di ciascuno”. “Chi vive in zona ha una parte di ragione, perché le persone tendono a esagerare - aggiunge Concetta, studentessa di 22 anni, - però devono scendere a patti con il fatto che è un quartiere universitario che accoglie gli studenti sia di giorno che di notte”. A scardinare ulteriormente la visione manichea è Enrico Ferraro, che ha 65 anni, vive in via Petroni e ama l’energia portata dagli studenti: “C’è rumore ma anche tanta vita - commenta -, gli altri quartieri della città li trovo molto tristi”.

La sicurezza

Notoriamente la zona universitaria convive con il problema dello spaccio di droga e della criminalità, che ha il suo epicentro in Piazza Verdi per diramarsi nelle zone circostanti. Pochi giorni fa, in pieno giorno, un ragazzo è stato aggredito in via Dei Bibiena da due persone che lo hanno picchiato e gli hanno rubato il telefono. Piuttosto frequentemente i giornali e le tv riportano le notizie di risse, rapine e stupri avvenuti a pochi metri dai cantieri di uno dei progetti edilizi più ambiziosi degli ultimi anni, la ristrutturazione del Teatro Comunale. Ma per Giuliano, che da dieci anni vive proprio in via Dei Bibiena, la situazione non è comunque allarmante: “Ho assistito a episodi di delinquenza in prima persona qui come in altri quartieri della città - racconta -, questo è un quartiere dove si incontrano categorie sociali e situazioni differenti, non sono d’accordo con chi lo etichetta come ‘degradato’”. Nonostante in tutta la città il numero dei reati sia in calo da anni, nei frequentatori della zona rimane la paura e il senso di insicurezza, che le pattuglie della polizia appostate anche nelle sere dei weekend non riescono a lenire. Come per un’altra zona sensibile, la Bolognina, il nuovo Patto per la sicurezza urbana integrata siglato dal Comune e dal Ministero dell'Interno dovrebbe prevedere maggiori controlli anche nella zona universitaria. 

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