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Gianluca Notari

Collaboratore Cronaca

Portici, le notizie della settimana (8-14 aprile)

Un'edizione speciale della rubrica, che sarà interamente dedicata alla strage della centrale idroelettrica di Bargi

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Ciao, sono Gianluca Notari e questa è Portici, la rassegna domenicale delle notizie più interessanti della settimana. Questa edizione di Portici è interamente dedicata alla strage di Bargi, dove sette persone hanno perso la vita in seguito ad un’esplosione avvenuta all’interno della centrale idroelettrica Enel sul lago di Suviana, in provincia di Bologna. Il conto totale è di cinque feriti e sette morti. Le persone che hanno perso la vita sono: Adriano Scandellari, 57 anni; Paolo Casiraghi, 59 anni; Alessandro D’Andrea, 36 anni; Vincenzo Garzillo, 68 anni; Mario Pisani, 73 anni; Vincenzo Franchina di 35 anni; Petronel Pavel Tanase, 45 anni. 

Dei cinque feriti, uno, Nicholas Bernardini, 25 anni, è stato già dimesso, mentre Jonathan Andrisano, 35 anni, ricoverato al policlinico Sant’Orsola, è fuori pericolo di vita. Rimangono più difficili le condizioni di Leonardo RaffreddatoSandro Busetto e Stefano Bellabona. Raffreddato, 42 anni, è ricoverato all’ospedale Bufalini nel reparto Grandi ustionati. Originario di Camugnano, fin dall’inizio le sue condizioni erano risultate molto serie a causa delle ustioni, causate dallo scoppio e dal calore, sul 20% del corpo. Ferite, spiegano dall’ospedale, non estese ma che continuano a essere tenute sotto controllo dai medici. Raffreddato rimane uno dei più gravemente feriti nell’incidente avvenuto lo scorso martedì pomeriggio insieme a Sandro Busetto, veneziano di 59 anni, tecnico dell'Enel che ha riportato ustioni sul 40% del corpo e ha inalato fumo, e a Stefano Bellabona, padovano di 55 anni, in terapia intensiva nell'ospedale di Parma con ustioni diffuse in tutto il corpo.

L’esplosione

Martedì 9 aprile, attorno alle ore 15, è esplosa una turbina della centrale idroelettrica di Bargi, a Camugnano, in provincia di Bologna. È stato chiaro fin da subito che si trattasse di un evento molto grave. Nelle ore immediatamente successive sono stati ritrovati i corpi dei primi tre deceduti, ovvero Pisani, Franchina e Tanase. I giorni successivi, fino a venerdì, sono serviti a recuperare i corpi degli altri lavoratori morti in seguito all’esplosione. Giovedì 11 aprile sono stati ritrovati i corpi di Scandellari, Casiraghi e D’Andrea. Venerdì 12 aprile l’ultimo ritrovamento, quello di Garzillo.

Le cause che hanno portato all’incendio, e poi all’esplosione della turbina non sono ancora state chiarite. Dalle prime ricostruzioni l'esplosione è partita dall’alternatore al piano -8, travolgendo poi la turbina, posizionata la piano -9. Difficile, però, stabilire con certezza cosa sia avvenuto. Anche se le ipotesi di chi la centrale la conosce sono diverse. Una è che alcune componenti della turbina, durante la fase di manutenzione, siano state montate in modo errato. La seconda è quella di una manovra azzardata proprio durante il pre-collaudo. La terza è che lo scoppio sia in qualche modo collegato all’uso di materiali non idonei. Per questo gli investigatori stanno già verificando se le ditte abbiano rispettato i capitolati d’appalto. "Ci sono tante possibili cause, non lo sappiamo", ha detto l’amministratore delegato di Enel Salvatore Bernabei. Le componenti in collaudo erano state costruite e installate da aziende esterne, ma non è ancora chiaro se la causa sia da ricondurre ad un malfunzionamento, ad una disattenzione nel corso dell’esecuzione dei lavori, ad un errore di progettazione o ad altro.

L’indagine

Proprio sulle cause dell’esplosione si stanno concentrando le indagini della Procura, che intanto ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per disastro e omicidio colposo. Nell’analisi di quanto successo - che al momento non è ancora chiaro - sarà determinante il sistema Scada (Supervisory control and data acquisition), una sorta di scatola nera delle centrali elettriche che Enel ha consegnato alla Procura di Bologna e che i periti – nominati nelle prossime ore - prenderanno in esame quanto prima. Nell'impianto di Bargi, il sistema si trovava ai piani superiori e non è stato danneggiato dall’esplosione. Com’è già avvenuto per la Costa Concordia o per la funivia del Mottarone, proprio dalla ‘scatola nera’ potrebbero emergere elementi chiave per fare luce sull’accaduto. "Quell'analisi potrà essere utile per capire le cause – ha confermato l’ad Bernabei - perché altrimenti attualmente non è davvero possibile capire che cos'è successo".

Oltre che nelle lunghe e complicate operazioni di ricerca dei dispersi, in cui sono state impegnate centinaia di unità, i vigili del fuoco saranno impegnati anche nelle indagini. Saranno loro a stabilire che cosa sia successo all'interno della centrale. Al centro dell'attenzione c'è non solo l'alternatore ma tutta la componentistica installata nell'impianto dalle aziende fornitrici di Enel Green Power. I carabinieri, che da giorni stanno sentendo i superstiti dell'esplosione e i lavoratori della centrale, avranno compiti di polizia giudiziaria e coordineranno il gruppo di tecnici e investigatori. All'ispettorato del lavoro, infine, è assegnato il compito di capire se sono state rispettate tutte le norme sulla sicurezza. Solo quando gli inquirenti avranno in parte compreso cosa sia accaduto, potrà essere affidato l'incarico ai periti nominati dalla Procura per effettuare ulteriori analisi e controlli.

Il futuro

Dopo il ritrovamento dell’ultimo corpo, è partita la seconda fase, ovvero quella del “recovery di tutta la struttura”, come ha spiegato il direttore delle emergenze della Protezione Civile Luigi D'Angelo. Già da sabato, grazie a potenti pompe idrovore, sono iniziati i lavori necessari per svuotare la centrale dall’acqua, arrivata fino al piano -7. Da questo livello in poi, infatti, la centrale a pozzo è stata posta sotto sequestro dalla Procura di Bologna. I primi sei piani, invece, già da venerdì sera sono tornati nella disponibilità di Enel.

Ovviamente la strage ha avuto lunghi strascichi dal punto di vista umano e politico. Oltre al dolore per le vittime e per i feriti, si è riacceso il tema della sicurezza sul lavoro. Mercoledì 11 aprile, a Bologna, c’è stato un grande corteo che ha visto la partecipazione dei sindacati, del sindaco Lepore, del governatore Bonaccini e di migliaia di cittadini e cittadine. L’appello per una maggiore sicurezza è stato unanime, così la richiesta alla mondo politico di norme strutturali in difesa della sicurezza dei lavoratori. 

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