"Bene porte aperte a profughi ucraini, ma perché non anche a quelli siriani?"
Sfogo di Lafram(Ucoii) durante una iniziativa al Belluzzi Fioravanti. Il portavoce della comunità islamica cita i "500 km di muri" alzati dagli stati europei
La guerra in Ucraina ha dimostrato che "abbiamo un problema di solidarietà. C'è una solidarietà selettiva, per cui uno è più rifugiato di un altro". Non ci gira intorno Yassine Lafram, presidente dell'Ucoii e della Comunità islamica di Bologna, questa mattina ospite dell'istituto tecnico Belluzzi-Fioravanti per un dialogo sul tema della pace insieme all'arcivescovo Matteo Zuppi e al rappresentante della Chiesa ortodossa di Bologna, padre Serafim Valeriani.
Lafram fa riferimento a quello che in inglese si chiama double standard: il trattamento diverso che viene riservato anche se si parte dalla stessa condizione di partenza, in questo caso quella di fuggire da una guerra in corso. E' il caso dei profughi siriani in paragone con quelli ucraini: i primi respinti violentemente (dopo una breve parentesi di accoglienza promossa peraltro solo dalla germania nel 2015) da quasi tutta Europa, i secondi accolti a milioni dai vicini paesi del blocco di Visegrad, noti per respingimenti e idranti contro le famiglie al confine bielorusso, come nel caso della Polonia.
Ma chi è in tema di migranti chi è senza peccato scagli la prima pietra, e così anche in Italia le barricate di Goro e Gorino del 2016 -o respingimenti in Libia tutt'ora in corso- sono improvvisamente diventati lontani anni luce dalle 'porte aperte' riservate alle donne e ai figli dell'Ucraina invasa, decine di migliaia di arrivi in poche settimane, quasi quanto mesi e mesi di sbarchi.
"Chiediamoci perché gli ucraini sì e i siriani no"
"Oggi scopriamo la cattiveria di Putin -sottolinea Lafram- ma per 11 anni abbiamo visto i bombardamenti russi in Siria. Che ancora oggi continuano". Nel Paese del Medio Oriente "si contano decine di migliaia di morti tra i civili, centinaia di migliaia di feriti e milioni di rifugiati", elenca Lafram.
Davanti a chi fugge da quella guerra, però, "alcuni Paesi europei hanno costruito più di 500 chilometri di muri. Non so quanti di voi hanno visto come vengono respinti i rifugiati in Grecia o Ungheria: vengono denundati e fatti tornare indietro in pieno inverno per farli morire di freddo. E questo è ancora oggi all'ordine del giorno".
Secondo il presidente dell'Ucoii, quindi, "abbiamo anche un problema di solidarietà. C'è una solidarietà selettiva, per cui uno è più rifugiato di un altro. C'è chi ha una dignità e un valore maggiore rispetto a un altro solo perchè ha un colore della pelle diverso o ha una provenienza etnico-nazionale-religiosa diversa. Polonia e Ungheria sono contenti di abbracciare i loro fratelli ucraini, ma i siriani no".
Anche a Bologna, ricorda Lafram, "c'è stata polemica sulle case agli ucraini. Anche la nostra comunità islamica li aiuta, e non lo rinneghiamo. Ma ci chiediamo come mai per altre popolazioni che scappano da anni di guerre non viene riservato lo stesso trattamento. A Bologna non risultano case aperte per i siriani. E questo mette in crisi i nostri valori".
Secondo il presidente dell'Ucoii, insomma, "quando parliamo di pace e accoglienza dobbiamo parlare anche di giustizia. Il contrario di pace non è solo la guerra, ma anche la mancanza di giustizia e di valori". Di fronte a questo, esorta Lafram, "abbiamo bisogno di recuperare la nostra dimensione umana, ormai guardiamo gli altri come categorie e non come persone". Allo stesso modo, "ormai ci siamo abituati alla morte. Ma ogni vita è sacra come è sacra la vita dell'intera umanità".
Quanto sta accadendo in Ucraina, quindi, "ci deve essere di lezione: può accadere anche a noi- sostiene il presidente Ucoii- questo non è fare allarmismo o terrorismo, ma è dire che siamo tutti interconnessi e che quello che accade anche lontano da noi ci riguarda". (San/ Dire)