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Ad un mese dall'alluvione

Alluvione, le testimonianze di chi ha perso tutto: “Dopo un mese qui siamo ancora fermi"

C'è chi continua a fare la spola da amici e parenti perchè ha la casa inagibile, chi ha investito tutto in un'attività andata distrutta e deve fare i conti con rimborsi insufficienti, chi è alle prese con acqua e fango, dopo 30 giorni

Dall’ondata di maltempo che ha sconquassato l’Emilia-Romagna è passato un mese. Un mese lungo, lunghissimo per tutte quelle persone che sono ancora costrette a fronteggiare il lascito dell’alluvione. Miliardi di euro di danni, case distrutte, imprese a rischio, posti di lavoro scomparsi nel nulla. E poi la morte di quindici persone, oltre al trauma vissuto dalle migliaia di persone che hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni per salvarsi la vita e che ancora, in circa 700, vivono fuori casa.

Imprese 

Neanche a dirlo, i danni maggiori riguardano le imprese: in larga parte quelle agricole, ma anche – come vedremo – quelle legate al turismo e alla gastronomia. Per quanto riguarda l’agricoltura, un recente rapporto di Coldiretti fa la stima di circa 100mila ettari di campi coltivati in tutta la regione che sono ancora coperti dal fango. Fango che sta soffocando il terreno, rendendo impossibile la vita delle piante: “I raccolti di ortaggi, grano, orzo, mais, girasole, colza e soia coperti dal fango sono andati completamente perduti e, per recuperare la funzionalità dei campi e tornare a seminare, è necessario arare in profondità per rimescolare gli strati del terreno e diluire la presenza di limo e sabbia in superficie. Frutteti e vigneti stanno morendo per asfissia radicale con la perdita di produzione per i prossimi quattro o cinque anni”.

“L’alluvione – continua il rapporto – ha devastato un territorio con 21mila aziende agricole e allevamenti in una delle aree più agricole del Paese con una produzione lorda vendibile della Romagna pari a circa 1,5 miliardi di euro all’anno che moltiplica lungo la filiera grazie ad un indotto di avanguardia, privato e cooperativo, nella trasformazione e distribuzione alimentare che è stato fortemente compromesso. Ai danni sulla produzione agricola si aggiungono quelli alle strutture come gli impianti dei frutteti, le serre, gli edifici rurali, le stalle, i macchinari e le attrezzature perse senza contare la necessità di bonificare i terreni e ripristinare la viabilità nelle aree rurali con frane nelle aziende e lungo le strade”.

La titolare de I Laghetti a Castenaso:  "Ciò che avevo l’ho investito in quell’attività, ora non ho più niente"

Non solo Romagna, ma anche Emilia. Le zone appenniniche sono state falcidiate dalle frane, quelle pianeggianti dall’acqua e dal fango. Il risultato, in molti casi, è lo stesso: ad un mese dall’alluvione, molte attività sono ancora inagibili per la gran quantità di fango e detriti. È il caso, ad esempio, di Patrizia Passatempi, titolare del ristorante I Laghetti a Castenaso: “Io tutto ciò che avevo l’ho investito in quell’attività e ora non ho più niente. Ho cercato tra i volontari un elettricista e un imbianchino perché è tutto da rifare. L’allagamento è arrivato un metro e ottanta centimetri di fango e quindi dovuto buttare tutto: ora tutti i macchinari, tutta l’attrezzatura e tutto l’allestimento sono in giardino. Io altri soldi da investire non ne ho, ripeto: tutto ciò che avevo l’ho investito in quella attività”. Nell’attività di Patrizia continua, almeno, l’azione dei volontari: “In molti vengono, anche fuori da Bologna, specialmente il fine settimana. Naturalmente non gli viene riconosciuto nulla, io gli faccio da mangiare e mi sembra il minimo, ma è tutto ciò che posso fare”. Patrizia non si dà per vinta, anche se la sfida è ardua: “La volontà è quella di riaprire. Tutta la mia vita è lì dentro e per questo non ho intenzione di gettare la spugna”.

Trattoria Ganzole devastata, proprietari fuori casa: "Con 5mila euro di rimborsi mi ci pulisco un dente"

Situazione simile per Laura Cavallini e suo marito Alessandro Corticelli, proprietari dello stabile che ospita la Trattoria Ganzole, nel comune di Sasso Marconi. Da quando è stata colpita dall’ondata di acqua la trattoria è rimasta chiusa e inagibile. Al piano superiore, Alessandro e Laura hanno la propria casa, ugualmente inagibile. Ora, come ospiti, si alternano a casa di amici e parenti: “La situazione è ancora ferma, è ancora tutto così. La terra all’esterno dello stabile è ancora tutta lì e nelle cantine ci sono ancora due metri e venti di fango che non sappiamo come portare via. Sono stati portati via tanti camion di detriti, ma appena ricomincia a piovere ritorna tutto come prima. Siamo a un mese dall’alluvione, ma sembra ancora il secondo giorno. Tutti vengono a stringere mani, a parlare, a brigare, ma alla fine dovrò fare tutto io”. Infatti, Cavallini lamenta una certa distanza da parte delle istituzioni: “Io non ho mai chiesto nulla a nessuno, per fortuna non ne ho mai avuto bisogno. Non conoscevo neanche il sindaco di Sasso Marconi, per dire. Ora sto aspettando per capire come muovermi, ma dovrò fare tutto io, a mie spese. Non ci sono indicazioni chiare. Certo, sono arrivati i moduli della Regione per la richiesta del rimborso, ma sinceramente io con 5mila euro mi ci pulisco un dente. Questa situazione mi ha causato un danno incredibile e la responsabilità non è certo la mia. Noi stiamo pagando colpe non nostre: sì la calamità naturale, sì l’incuria, ma forse anche la responsabilità di enti che non hanno fatto il proprio dovere o che hanno fatto cose che non dovevano fare. Ora sono due settimane che ho incaricato un geometra per calcolare i danni, poi dovrò assumere un avvocato… Sono beghe. Io sono giorni che non vado al lavoro per provare a mettere tutto in fila. Ci vorrebbe, al di là del commissario straordinario, ci vorrebbe qualcuno di più vicino che faccia dei sopralluoghi nei posti e che ci aiuti. In questa zona non sono tante le persone colpite, ma i danni sono grandi. Come me, qui vicino, c’è un’altra persona che ha dovuto lasciare casa sua. La signora che teneva il ristorante ha perso tutto, non ha più nulla. E non si vede la fine”. 

Trattoria Ganzole

Il centro ippico di Budrio ancora tra acqua e fango

Come loro il Centro Ippico Montefano di Sandra Rambaldi, a Budrio: “Qui ancora non si è mosso nulla. Dove ci sono i fabbricati l’acqua si è ritirata ma è rimasto mezzo metro di fango, e lì non si entra neanche con i mezzi. Sul retro, invece, c’è ancora acqua. L’acqua continua ad uscire dall’Idice: piano piano, ma esce. La situazione è identica ad un mese fa, con il dubbio però che se anche iniziassimo a ripulire i fabbricati l’acqua e il fango potrebbero rientrare”. E i lavori? “La rottura dell’argine è ancora tutta lì. Ci hanno detto che l’acqua dovrebbe rientrare nel letto del fiume entro fine giugno, ma ci crederò solo quando l’avrò visto. Il punto è che per entrare nei fabbricati e pulire con il fango bisogna creare una via d’accesso che, ci hanno detto, dovrebbe essere a spese nostre. Ora io dico: noi avevamo speso soldi per l’attività, paghiamo le tasse, spendiamo per mantenere i nostri cavalli in un altro centro e ora dobbiamo anche pagare per questo? Mi sembra assurdo. I rimborsi della Regione vanno dai 3mila ai 5mila euro, ma naturalmente non sono ancora stati dati. Le domande vanno inviate entro il 30 giugno e magari qualche domanda verrà anche rifiutata. Che poi io dico: 3mila euro per chi ha avuto una casa distrutta mi sembra davvero una presa in giro”.

Come Laura Cavallini della Trattoria Ganzole, anche Rambaldi lamenta la presa di responsabilità di colpe non proprie: “Quell’argine è venuto giù non a causa nostra. Chi doveva metterlo in sicurezza non l’ha fatto. E lo dico perché io tre anni fa ho subito un’alluvione simile, solo che invece di rompere nello stesso punto il fiume ha rotto trecento metri più avanti. Ma è lo stesso. L’unica cosa che è stata fatta da lì in poi sono stati dei carotaggi, indebolendo ulteriormente l’argine del fiume. Ma nessuno lo dice. Siamo arrabbiati, perché due alluvioni in tre anni non sono sostenibili. L’altra volta ci hanno dato zero euro, probabilmente stavolta sarà uguale”. 

I cavalli tratti in salvo - Foto Centro ippico Montefuno

Il punto sulla viabilità a un mese dal disastro maltempo

La scorsa settimana, giovedì 8 giugno, il governatore Stefano Bonaccini e l’assessore Andrea Corsini di una stima di almeno 750 milioni di euro di danni per le strade comunali e provinciali di tutta l’Emilia-Romagna e con un numero di frane ancora attive impressionante: 978. "Ripristinare la viabilità compromessa dal maltempo è la nostra priorità, perché va garantito il diritto a spostarsi di chi vive e lavora anche nelle zone di collina e montagna – avevano sottolineato Bonaccini e Corsini –. Manterremo altissima l'attenzione su collina e montagna, è un imperativo categorico per non accentuare quei divari territoriali che stiamo contrastando con misure innovative, che stanno dando ottimi risultati". In tutta la regione, come comunicato dalla Protezione Civile, finora i cantieri di "somma urgenza" attivati sono 74, per una spesa totale di 93 milioni di euro. Gli interventi hanno riguardato la "chiusura di rotte arginali, il ripristino post erosioni, ripristino delle sezioni di deflusso dell'alveo del fiume, interventi su manufatti idraulici danneggiati, pulizia della vegetazione, rimozione di accumuli e occlusioni".

Le strade ancora chiuse a Bologna

Intanto la viabilità della Città Metropolitana di Bologna, seppur a fatica, migliora. Le strade chiuse al 14 giugno sono ancora diverse: SP6 “Zenzalino” chiusa da Budrio per crollo del ponte del fiume Idice al km 12+000 SP7; "Valle dell'Idice" chiusa dal 17+000 al 17+500, percorribile solo da residenti, mezzi di soccorso e di servizio autorizzati dal 17+500 al 18+500; SP15 "Bordona" chiusa tutta fino a venerdì 16 giugno; SP21 "Sillaro" chiusa fino a venerdì 16 giugno al km 32+600 (ponte crollato) con deviazione temporanea su via Rio Zafferino e via Doccia. Da Belvedere al km 32+600 percorribile con limite di carico 15 t e restringimenti e senso unico alternato con semaforo dove indicato; SP33 “Casolana” chiusa dal km 0+000 al km 4+000; SP34 “Gesso” interrotta al km 9+500 e al km 10+500 per crolli nel comune di Fontanelice; SP37 “Ganzole” chiusa km 2+000 località Pieve del Pino; SP58 “Pieve del Pino” dal km 5+100 (intersezione con la SP37 “Ganzole”) e fine strada, nel territorio dei Comuni di Pianoro e Sasso Marconi; SP59 “Monzuno” chiusa al km 2+000 in comune di Monzuno; SP79 "Pian di Balestra" chiusa al km 9+500; SP80 "Cardinala" chiusura totale al km al km 2+135 per crollo ponticello; SP610 "Montanara" fino a venerdì 16 giugno chiusa tra il centro abitato di Castel del Rio 56+500 e il km 62+626 (confine con la Città metropolitana di Firenze). Interrotta anche la Fondovalle Savena dal km 11+250 al km 13+500 (intersezione con la strada comunale via Orioli).

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